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Dott.ssa Manuela Aruta, laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche

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Il carattere masochista e i suoi modelli di autodifesa nella selezione del personale

Cap. 4 Possibilità di utilizzo della Teoria Bioenergetica nella Selezione del Personale

4.8.2. Il masochismo e i suoi modelli di autodifesa

Il masochismo può essere considerato un carattere trasversale come il narcisismo, sono entrambe difese caratteriali che hanno rinunciato alla propria autenticità per adattarsi alle esigenze degli altri. Il narcisismo ed il masochismo presentano peculiari differenze tra loro:

  • Nel narcisismo si osserva un super-adattamento per adeguarsi fino a fondersi alle attese degli altri. Quando la fusione si conclude con il suo obiettivo: ora sono come tu mi vuoi, il narcisista rinuncia al proprio sé corporeo e interrompe le sensazioni collegate alla sua autenticità e al profondo dolore per questa perdita. (Alexander Lowen, 2013)
  • Nel masochismo, tutto il pantano è autenticamente sofferto, il corpo è in grado di sentire il conflitto, tuttavia, non trova una via d’uscita. Diversi comportamenti conseguenti sono agiti nel tentativo di uscire da questa situazione dolorosa. Il masochismo è una struttura caratteriale più evoluta del narcisismo. (Alexander Lowen, 1983)

Per il masochista la via di fuga dal suo pantano è l’esplosione della sua rabbia e della sua aggressività ingabbiata. Il carattere masochista possiede una grande carica energetica che non dipende dalla deprivazione. Nel masochista, diversamente, è il troppo che diventa problematico: troppo contatto, troppo nutrimento, troppo amore nelle prime fasi della vita. Successivamente, per lui è davvero difficile ribellarsi a chi lo ha così ben nutrito, non può protestare contro il seno buono che lo ha allattato. Questa condizione di bisogno di libertà e difficoltà di protesta genera il pantano masochistico. Egli costruisce il suo pantano perché è imprigionato dalla gratitudine. Gli studi di Daniel Stern (1985) affermano che a 24 mesi di età il bambino inizia a pensare, rappresentare per simboli e articolare il linguaggio in modo diverso, più evoluto dalla precedente semplice capacità d’uso di alcune parole. Diversi ricercatori hanno osservato che, sempre a due anni, il bambino inizia ad evidenziare la tendenza a soddisfare le richieste degli altri ed una significativa tendenza alla condiscendenza (Stephen M. Johnson, 2004). È possibile affermare che l’adattamento masochistico non avviene che dopo i due anni, condizionato da un forte conflitto di volontà perché il bambino accetti il doloroso compromesso del modello auto frustrante rappresentato da questo tipo di carattere. Alice Miller (1987) ha reso un utilissimo servizio fornendoci una antologia storiografica dei moltissimi saggi e manuali ipocriti sull’educazione dei figli che insegnano ai genitori metodi fondati sull’abuso per stabilire un inflessibile controllo e spezzare la volontà del bambino. Questi includono un continuo e gravissimo uso della forza, inganni, raggiri, manipolazioni, umiliazioni e una degradazione palesemente crudele. È l’ovvia motivazione per tutto ciò è il bene del bambino. Questi metodi raccomandati per stabilire un controllo assoluto iniziano già dai primissimi mesi di vita, con un sempre maggiore grado di sofisticatezza delle tecniche autoritarie. Ad esempio, Fay Sulzer scriveva nel suo Saggio sull’educazione e l’istruzione dei bambini: Questi primi anni presentano, tra l’altro, anche il vantaggio che si può far uso della violenza e dei mezzi di costrizione. Con il passare del tempo i bambini dimenticano tutto ciò che è loro occorso nella prima infanzia. Se si riesce a privarli della volontà in quel periodo, essi non ricorderanno mai più di averne avuta una (Fay Sulzer, 1748, Miller, 1987). Dopo i due anni di età il bambino acquisisce una sempre più forte capacità di azione libera, non più dipendente dagli adulti. Questo cambiamento incrementa il conflitto tra i suoi desideri di indipendenza e le pretese delle figure accudenti, specialmente la curiosità del fanciullo nell’esplorare il mondo è confusa con una tendenza ad esporsi ai pericoli, soprattutto se il genitore è ansioso. L’adulto crede che ogni repressione sarà agita per il 94 bene del bambino, tale giustificazione autorizzerà ogni eccesso verso la repressione del bambino. La costante condizione di sopraffazione induce il piccolo ad adattarsi, sperando i suoi naturali impulsi aggressivi. Per paura di poter perdere il contatto e l’amore, indispensabile per la sua crescita, il bambino rinuncia a qualsiasi ostilità e reazione vendicativa verso l’adulto e sviluppa un carattere compiacente e servile, con possibili tratti passivoaggressivi dei quali non è consapevole. Per capire la posizione del masochista occorre ricordare le situazioni dell’infanzia in cui siamo stati picchiati o sgridati ingiustamente, senza la minima possibilità di reazione. La rabbia nel masochista è inconscia e repressa. L’inconscio recita: mi sottometto, ma mi vendicherò! L’auto-sabotaggio, agito e non cosciente, costituisce nel masochista la sua opportunità di aggressione che tenderà a negare con varie giustificazioni. (Alexander Lowen, 1983) Per questi motivi, riguardo la selezione del personale, la risorsa del masochista riguarda la sua estrema disponibilità. Per utilizzare favorevolmente la sua intelligenza e duttilità è necessario che l’ambiente di lavoro sia il contrario della situazione familiare che ha instillato la sete di vendetta inconscia. Quindi, occorre trattare il masochista con gentilezza, gratificando i suoi successi ed elogiando, giustamente, la sua estrema disponibilità. Se si sentirà visto, riconosciuto e rispettato, il masochista sarà un prezioso collaboratore. Se maltrattato e sfruttato, la sua vendetta inconscia potrebbe manifestarsi attraverso inconsapevoli atti di sabotaggio. Nei ruoli direttivi è bene prevedere un adeguato periodo di affiancamento, nei ruoli esecutivi, gentilezza e gratificazione saranno gli ingredienti ideali per instaurare una funzionale atmosfera e lavorare al meglio. Il masochista è particolarmente solido, procede per gli obiettivi che deve raggiungere mediante la costrizione, senza piacere, frequentemente con dolore. Imprigionato da questa modalità, gli è particolarmente difficile dire di no. Riguardo agli obiettivi, nel masochista è presente un sabotatore interno che tende a trascinarlo verso il fallimento. Segue l’autorità, ma è portato a sabotare il suo stesso lavoro. Sottomissione e sabotaggio si compenetrano in un liquame nel quale si impantana senza possibilità di uscita. Il masochista tratta la sua l’energia (lavoro) per obbedienza, nella realtà gli obiettivi non lo interessano veramente. Nelle relazioni con gli altri solleva spesso complicazioni, è dispettoso, sabotante. È pervaso dalla rabbia, tuttavia, si concede di essere cattivo solo se l’altro è cattivo con lui; in questo modo ha costruito nel tempo una particolare abilità: esaspera l’altro fino a farlo esplodere, così si sente autorizzato ad esplodere anche lui. Essere maldestro è una strategia e non una condizione, è abile nel raccogliere elementi per poter dimostrare in seguito di non averlo fatto apposta. Nella selezione del personale è molto importante considerare la situazione psicologica di candidati con queste caratteristiche. Saranno grandi lavoratori, preziosi collaboratori, ma solo a condizione che il sabotatore interno resti dormiente. Non tollera l’ingiustizia, anche se non protesta, ha bisogno di essere controllato affettivamente e non in modo normativo. Il tatto ed il calore che gli è mancato a suo tempo è l’ingrediente fondamentale per stabilire una buona connessione interpersonale, alla base di una funzionale e preziosa collaborazione professionale. Sono ottimi segretari particolari, stretti collaboratori di funzionari d’alto profilo e con spiccate qualità umane che favoriscano l’armonia interpersonale. A queste condizioni saranno ottimi e motivati collaboratori, sentiranno il desiderio di ricambiare la gentilezza e la sensibilità con motivazione, efficienza ed efficacia nello svolgimento delle mansioni professionali. In sintesi, l’aggressività è sostituita da un comportamento provocatorio, agito con lo scopo di ottenere una reazione dell’altra persona abbastanza forte da permettere a lui di sentirsi nella posizione di avere ragione. La sensazione di essere nel giusto e la reazione forte dell’altro sono gli ingredienti necessari per consentire al masochista di reagire in modo violento ed esplosivo. Nel masochista è sempre presente un senso di colpa.

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