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Il carattere
orale nella selezione del personale
Cap. 4 Possibilità di utilizzo della Teoria Bioenergetica nella Selezione del Personale
4.6 Il carattere orale
Il termine orale si riferisce al periodo in cui la bocca è il
principale organo di relazione con il mondo, in particolare a
quelle funzioni che interessano la nutrizione, l’amore, il
sostegno e l’eccitazione. La fase orale comprende la fascia di
età dai 6 ai 18 mesi. La vita di un neonato è caratterizzata da
cicli ritmati di sonno e di veglia, alternati a poppate e a
coraggiose escursioni nel mondo, in un graduale processo verso
l’indipendenza e alla conquista del movimento autonomo. Il
neonato ha pochi strumenti per comunicare con il mondo degli
adulti: il pianto, il sorriso, lo sguardo, il movimento. In
particolare il pianto diventa il segnale con cui il bambino
comunica le sue sensazioni sgradevoli che possono derivare
indistintamente dall’insoddisfazione di un suo bisogno, da un
dolore corporeo percepito o ancora dall’inadeguatezza delle cure
a lui rivolte. È importante a questo punto che l’adulto che si
prende cura di lui, nella maggior parte dei casi la madre, sia
disponibile ad interpretare e ad accogliere le sue richieste,
cercando di sintonizzarsi e allinearsi ai suoi bisogni. Quando
ciò non avviene il naturale percorso verso l’autonomia e
l’individuazione viene interrotto: si creano le basi per la
costruzione di quella che in bioenergetica viene chiamata
struttura caratteriale orale. A. Lowen in diversi passaggi dei
libri pubblicati, soprattutto nel Narcisismo (Alexander Lowen.
1985), parla di diritti negati al bambino come la base della
strutturazione del carattere. Il diritto fondamentale che viene
negato al bambino che diventerà un adulto con carattere orale è
il diritto al nutrimento, insieme al diritto di essere accolto
ed essere assecondato nei propri ritmi, in sintesi il diritto di
avere bisogno. E in questo periodo della vita è l’allattamento a
soddisfare tutti i bisogni orali del bambino. L’allattamento non
è solo nutrimento, ma anche amore, sostegno ed eccitazione. La
gioia di questo momento di scambio così intenso tra madre e
bambino è evidente nel comportamento degli uccellini di una
nidiata quando la madre arriva con il cibo: “Il becco
dell’uccellino si spalanca; sembra che si spalanchi addirittura
di più della larghezza del sacco del suo corpo. Allo stesso modo
un lattante si apre e si protende per ricevere il seno della
madre. Non è solo la bocca che si apre ma anche la gola
insieme a tutto il corpo, non solo le labbra e le mani che si
protendono ma è tutto l’essere del bambino. Il fatto di aprirsi
e di protendersi comincia con un’ondata di eccitazione al centro
del corpo che fluisce verso l’alto attraverso il torace e
all’infuori attraverso le braccia, la gola, la bocca e gli
occhi. Il sentimento che accompagna questo movimento può essere
descritto come un protendersi dal profondo del cuore o un
aprirsi che si estende ad includere il cuore. Il neonato si apre
e si protende con amore e così può prendere nel suo corpo
l’amore che gli è offerto” (Alexander Lowen, 1972, pag. 198). Il
bambino destinato a strutturare un carattere orale, nel suo
protendersi, incontrerà una madre che pur riconoscendo il suo
bisogno reagisce a questo in modo ostile, o con troppa
ambivalenza o con la depressione. Questo avviene per diverse
ragioni: a partire da un’incompetenza emotiva dei genitori che
possono non avere alcuna voglia o nessuna capacità di prendersi
cura del loro bambino, per finire a ragioni più culturali per
cui, per esempio, quasi tutti i bambini trascorrono i loro primi
mesi di vita al nido dato che le madri sono costrette a
ritornare sul luogo di lavoro pochi mesi dopo il parto. Ma
accade anche che i genitori rifiutano di sintonizzarsi sul
bisogno del bambino in quanto non lo ritengono un buon modo di
educarlo. È ancora più frequente che si tratti di genitori
particolarmente sotto stress che, non essendo in grado di
gestire il loro senso di impotenza, trattano il figlio in modo
rude e reagiscono con molta aggressività. Immaginiamo quindi
quanto doloroso per il bambino, incondizionatamente proteso
verso la madre, possa essere l’incontro con la sua ostilità. La
madre dell’orale risponde al bisogno materiale del figlio, ma
trasmette attraverso lo sguardo la sua ostilità. Il contatto
oculare è un nutrimento necessario allo sviluppo neuronale nel
bambino. A differenza di ciò che avviene quando la madre,
narcisistica o schizoide, è totalmente incapace di sintonizzarsi
sui bisogni del bambino, nella situazione specifica
dell’ostilità materna c’è il riconoscimento del bisogno del
bambino e un rifiuto a soddisfarlo, ciò fa sì che il neonato
strutturi anche un sentimento di rabbia. Egli sente che il
bisogno è riconosciuto, ma non accettato, né tanto meno
assecondato. Questa è una differenza molto sottile tra ciò che
avviene nella situazione traumatica che porterà alla costruzione
di un carattere orale e ciò che avviene in una situazione in cui
si evolverà una struttura caratteriale narcisistica. Il
riconoscimento del bisogno da parte della madre, seppur non
assecondato, permette al bambino di sentire la continuità del
suo esistere, pur crescendo nella consapevolezza di essere stato
deprivato. Per comprendere più a fondo la deprivazione a cui il
carattere orale è sottoposto è importante guardare
all’allattamento non solo come qualcosa di funzionale al
nutrimento, ma anche come momento fondamentale alla
strutturazione dei confini di un armonico senso di sé.
“L’allattamento realizza tutti i bisogni orali del bambino,
procurandogli nutrimento, amore, sostegno, ed eccitazione.
Soddisfa anche il bisogno fisiologico del bambino di succhiare.
Succhiare il seno stimola la respirazione del lattante e provoca
movimenti respiratori più profondi. Quando il bambino è nutrito
attraverso il biberon seppur tenuto in braccio dalla madre, il
bambino è privato del contatto eccitante tra la bocca ed il
seno… molti bambini non vengono neanche tenuti in braccio mentre
vengono nutriti, il che riduce la durata del contatto corporeo
tra madre e figlio. Poiché i bisogni orali non sono stati
soddisfatti questi bambini non sono mai pienamente sazi” (Lowen,
1980, p. 138-139). Durante l’allattamento il primo segnale per
il bambino che sta avvenendo il nutrimento è il contatto fisico
con la superficie corporea della madre: il calore della sua
pelle e il ritmo del battito del suo cuore saranno il terreno su
cui il senso di sé affonderà le sue radici. In un soggetto con
caratteristiche orali il contatto con la madre non è un contatto
totalmente accogliente. È per questo che una volta diventato
adulto il contatto, primo segnale che qualcuno gli sta dando
qualcosa, comporterà da una parte una sensazione piacevole, ma
dall’altra un ritiro dovuto al pericolo di ritrovarsi in una
situazione di dipendenza. Il conflitto fra contatto e distanza è
legato alla paura di perdersi nel contatto con l’altro, perdendo
l’indipendenza e la capacità di autonutrirsi, richiamo del
trauma ancestrale vissuto nelle braccia materne. (Alexander
Lowen. 1980) È importante soffermarsi sull’idea che il
sentimento di Sé si costruisce attraverso l'esperienza adulto
bambino. Esso si forma principalmente nell'interazione e viene
favorito dalla presenza di vari fattori fra i quali il bisogno
tipico di ogni essere umano di fare esperienze di accettazione
incondizionata, autenticità, congruenza e trasparenza.
Accettazione incondizionata significa essere accettati,
ascoltati, ospitati chiunque noi siamo, senza che venga
esercitato pensiero preconcetto o stereotipia. Accanto
all'accettazione e all’amore risulta di fondamentale importanza
anche la comprensione empatica, ossia la capacità di mettersi
nei panni dell'altro, unico modo per abbassare il tono della
conflittualità. Solo così si potrà essere in grado di fare
esperienza di accettazione positiva, dirigendo i rapporti
interpersonali con l'impegno di capire cosa è bene per l'altro.
Il sentirsi amati aumenta la fiducia in sé stessi. Ma se è
importante essere amati, altrettanto importante risulta sentire
di essere amati. Il sentirsi importanti nella vita degli altri
desta in noi atteggiamenti positivi. Ma un bambino che non ha
avuto esperienza di amore incondizionato diventerà un adulto che
userà l’empatia per nutrirsi. Questo è un tratto tipico del
carattere orale: dotato di molta sensibilità nel sintonizzarsi
sugli stati d’animo degli altri per ricevere amore, si porrà
nuovamente in una situazione in cui darà all’altro senza
prendere niente per sé. Questo è la modalità di essere in
relazione con il mondo che il neonato deprivato apprende
nell’interazione con la madre. (Alexander Lowen, 1980) Un
neonato che non viene soddisfatto nei suoi bisogni piange e,
qualora la risposta ai suoi bisogni continua ad essere negata,
consumerà tutta l’energia a lui disponibile piangendo sempre più
forte fintanto che non collasserà. Avendo consumato tutta
l’energia disponibile, il lattante si ripromette di non
rientrare più, per nessuna ragione, in quel dolore che deriva
dal chiedere qualcosa con tutte le proprie forze senza
ottenerla. Questa esperienza preverbale, terribilmente dolorosa,
porterà in seguito alla costruzione dell’idea: Non chiederò più.
Chiedere è pericoloso, mi salverò solo se sarò (falsamente)
autonomo. Per questi motivi l’individuo con struttura orale non
può godersi quello che l’altro fa per lui, lo stato di bisogno
porterà sempre alla mente il dolore della dipendenza. L’ideale
dell’Io è l’autosufficienza: l’importante è non chiedere.
L’individuo orale tenderà anche a negare fortemente le emozioni
che sta vivendo. Non può ammettere a sé stesso il proprio
bisogno di dipendenza. La persona con caratteristiche orali è un
esperto della richiesta indiretta. Non a caso un sintomo molto
diffuso nelle strutture orali è l’ipocondria: la malattia
diventa l’unico modo possibile per richiedere il nutrimento.
L’orale non può accettare la presenza di qualcuno che lo
frustrerà nei suoi bisogni, la sua richiesta sarà indiretta per
non ricreare una situazione in cui l’altro possa dire di no.
Mentre per il narcisismo la paura fondamentale diventerà
l’annientamento, per l’orale sarà il collasso. La rigidità più
estrema si ritrova in una struttura narcisistica orale. A
differenza dello schizoide più duro e più rigido, congelato, che
blocca il respiro per non sentire e per contenere la paura,
l’orale si chiude in sé stesso per auto-nutrirsi, per non
sentire il vuoto. (Alexander Lowen, 1980) “Un carattere orale si
sviluppa quando il desiderio della madre è represso prima che i
bisogni orali siano soddisfatti. Ciò crea un conflitto inconscio
fra la necessità da una parte e la paura della delusione
dall’altra. Successivamente la repressione si fissa per lo
strutturarsi di questo conflitto nell’attitudine del corpo. A
livello psicologico si può parlare di una paura di riprovare
l’agonia della prima sofferenza infantile, dell’ostilità
inconscia, del desiderio represso. L’Io ha rinunciato alla
richiesta conscia di ulteriori soddisfazioni. Il bambino fa un
coraggioso tentativo per funzionare indipendentemente, e in
parte ci riesce; ma i bisogni orali insoddisfatti sono ancora
attivi a livello inconscio. La repressione del desiderio della
madre produce un bambino che è prematuramente indipendente. Come
conseguenza, questi bambini tendenzialmente parlano presto e
hanno un’intelligenza precoce. Che imparino a camminare presto o
con ritardo, non sono mai veramente sicuri sulle loro gambe; il
loro senso di equilibrio è scarso “(Lowen, 1985, p. 160). Dalla
lotta per l’indipendenza si crea una struttura fortemente
dipendente. Il pensiero che tormenta l’orale è che il suo
bisogno sia insaziabile, infinito e insanabile; ciò serve a
proteggere l’orale 81 dall’assecondare il suo bisogno: egli sa
che se cederà al bisogno si perderà. Non gli basta mai è il
giudizio del genitore sul bisogno del figlio che viene inscritto
nel corpo. Il carattere orale, romantico e melanconico, sarà di
conseguenza costellato da sentimenti di abbandono e
disperazione. (Alexander Lowen, 1980)
Dott.ssa Manuela Aruta
Viale Gorizia 6, 20144 Milano
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