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Dott.ssa Manuela Aruta, laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche

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Il carattere psicopatico nella selezione del personale

Cap. 4 Possibilità di utilizzo della Teoria Bioenergetica nella Selezione del Personale

4.7 Il carattere psicopatico

“Nella nostra cultura, in genere è la madre che stabilisce narcisisticamente e saccentemente quale tipo di accudimento sia più idoneo al suo bambino; in tal modo vengono ignorati, disattesi e manipolati i veri, naturali bisogni bioenergetici di quel bambino. Essi vengono infatti sacrificati sull'altare della libertà dei genitori di trasmettere ai figli i valori di cui quella famiglia è depositaria, calpestando il diritto del bambino a sviluppare e ad esprimere valori diversi, quelli del suo potenziale innato, del suo Emerging Self (intenzionalità tesa all’esperienza ed alla conoscenza). Se questo conflitto sul diritto di espressione si esaspera, una madre può reagire nevroticamente alle richieste del suo bambino, e può divenire ansiosa nei confronti di quelli che sono i bisogni evolutivi e la psicomotricità; allora il bambino sviluppa la sensazione dell'ostilità e dell'aggressione materna, e nello stesso tempo si determina in lui l'ansia di accontentare la madre, così premurosa ed ansiosa per certe funzioni, e così indifferente e negativa per tutti gli altri canali relazionali. Allora il bambino comincia ad avere dubbi sulle proprie funzioni naturali che preoccupano tanto la madre, comincia a perdere fiducia nelle proprie sensazioni corporee, in sé stesso, inizia a strutturare le tensioni muscolari croniche ed a scambiare le sensazioni corporee in funzione dei desideri materni. Solo così riesce ad assopire il conflitto con la madre e ad illudersi che la mamma lo accetti e lo ami al di là delle sole cure materne”. (Ezio Zucconi Mazzini, 2010, pag. 70). La manipolazione è spesso accompagnata da alterazioni della realtà, con frasi potenti e condizionanti: Tu sei unico, sei il più bravo, sei il migliore di tutti i bambini, per questo ti voglio così tanto bene. La gratificazione si trasforma in pretesa condizionante. Il bambino inizia a dubitare delle sue sensazioni, proprio perché la madre, elogiandolo e manipolandolo, lo persuade di sentire quello che nella realtà è quello che lei desidera che lui senta. La madre del bambino psicopatico è particolarmente seduttiva e, contemporaneamente, lo manipola. Alla nascita, il bambino sperimenta il rapporto con la madre attraverso i suoi sensi. La motilità ed il linguaggio arriveranno più avanti. Quindi, la sensorialità è indispensabile per lo sviluppo. L’ambivalenza della madre si articola in mutamenti di umore in funzione del suo livello di soddisfazione riguardo l’adattamento del figlio alle sue attese. Le reazioni del bambino si presentano con due modalità: Reazioni passive, fino a quando la situazione cambia e riprendano promesse e idealizzazioni; oppure, con energico rifiuto riguardo l'attesa del cambiamento, con questa modalità reattiva il bambino pretende che i suoi bisogni siano immediatamente soddisfatti, narcisisticamente, tutto gli è dovuto. In ogni caso, lo sforzo ad essere adeguato alle richieste materne, bloccando la libera espressione emotiva, attiva nel bambino la ribellione, subito soffocata per paura di perdere l'amore. Identificandosi con l’aggressore, imparerà ad utilizzare le stesse strategie materne: seduzione e manipolazione. In questo modo il piccolo sostituirà il piacere di essere in contatto con ciò che autenticamente prova con quello di dover far finta di sentire quello che agli altri si aspettano che lui senta. Il bambino inizierà così a negare quello che sente e, di conseguenza, la sua autenticità. (Alexander Lowen, 1978). Identificandosi col genitore che gli usa violenza con l’arma della seduzione, il piccolo nega la violenza subita e, imprigionando la protesta collegata a sentimenti di ostilità perde la possibilità di ribellarsi e diventa psicopatico, imparando a fare agli altri quello che lui stesso ha subito. La falsità delle promesse materne si trasformerà nella falsità collegata alle sue stesse promesse. L’amore materno di cui lui ha bisogno sarà sostituito dall’unico elemento disponibile: promesse vuote e false. Il bambino non può mettere in discussione la veridicità delle promesse della madre, l’effetto sarebbe troppo doloroso per lui, dovrebbe riconoscere che sua madre è falsa. Il bambino dovrà adattarsi all’unico modo per sopravvivere a questa drammatica situazione, diverrà remissivo e senza sentimenti. Da grande sarà orientato a diventare un parassita, un gregario, bisognoso di essere gratificato con complimenti frequentemente non autentici, come un camaleonte muterà l’immagine si se nei comportamenti. (Alexander Lowen, 1978) Diversamente dal narcisista, lo psicopatico si sente onnipotente, desidererà possedere potere, dominio e controllo, così come il mare madre nel corso della sua infanzia. Cercherà di sfruttare il prossimo attraverso la manipolazione. Quando la psicopatia si fonde con aspetti narcisistici, la persona non vuole essere gregario di nessuno, ma di possedere gregari da manipolare a suo piacimento. La sua ambizione più grande è: diventare un punto di riferimento per gli altri, non solo un capo, il migliore leader, a qualsiasi costo. Sempre spietato con gli ingenui, soddisfa il bisogno di controllare esclude ogni ipotesi di sconfitta. Il pensiero fisso di essere speciale, che può esprimersi anche attraverso mitomania e megalomania, nega la presenza di qualsiasi responsabilità, saranno sempre gli altri ad avere sbagliato qualcosa. Non tollera alcuna critica, la sua difesa a riguardo è l’utilizzo della menzogna come se fosse una realtà. All’occorrenza può trasformarsi in un vero attore, recitando e apparendo come se fosse autenticamente dispiaciuto per qualcosa o qualcuno, può anche fingere emozioni e sentimenti. Alexander Lowen (Alexander Lowen, 1978) parla di aridità affettiva, di deserto emozionale, di mancanza di senso di umanità, i bisogni degli altri non esistono per lui, così come si sente indifferente ai sentimenti degli altri. La seduzione manipolativa agita nel corso del suo sviluppo dal genitore del sesso opposto non consente l'identificazione con il genitore dello stesso sesso, lo psicopatico si sente superiore a lui: i maschi si sentono superiori al padre e le femmine superiori alla madre. Questa situazione lo induce a non sviluppare il Super Io e le norme morali collegate, è quindi amorale nelle relazioni. Non sente il bisogno del sostegno e dell'aiuto degli altri perché ha paura di poter diventare uno strumento dell'altro, come avvenuto nella sua esperienza infantile. È sempre diffidente e guardingo, per lui non esiste la buona fede e nemmeno che qualcuno possa essere animato da sincere motivazioni, che possa essere privo di interessi secondari o nascosti. La drammatica esperienza di essere stato sedotto e manipolato da bambino, ha affinato in lui l’abilità di saper cogliere il bisogno dell'altro e di utilizzarlo per il proprio tornaconto personale, fingendo di essere un benefattore, animato da vero amore per il prossimo. La sua frase abituale per imprigionare la vittima nella sua rete, recitata in modo seducente, ma senza mai abbassare lo sguardo, è: ma lo faccio per te! Non appena riesce ad ottenere la fiducia ed a attraversare ogni difesa, seduce e manipola le persone per orientare la situazione solo a suo beneficio. È indifferente per i danni provocati agli altri, può rovinare il prossimo senza alcuna remora, il senso di colpa non gli appartiene. La pericolosità dello psicopatico è aumentata dalla sua sottile intelligenza, controlla con estrema attenzione ogni variante e anticipa ogni probabile o possibile reazione difensiva delle sue vittime. Come per una mosca in prossimità alla tela del ragno, l'unica opportunità per non cadere nella trappola letale è accorgersi prima della tela, anche se apparentemente invisibile; così per la preda dello psicopatico, l’unica possibilità di salvezza è di accorgersi della pericolosità prima di assecondare ogni proposta. (Alexander Lowen, 1983) Spesso le persone raggirate, in seguito dicono: non l’avrei mai immaginato, non potevo crederci che fosse così. La risorsa dello psicopatico è rappresentata proprio dalla naturale diffidenza che esprime ovunque. È davvero difficile, se non impossibile raggirarlo o manipolarlo per interesse, è sempre attento e guardingo, utilizza la sua eccellente intelligenza per non trovarsi nella condizione del soggetto debole, come quando era bambino. Nessuna tecnica o furbizia potrà raggirarlo. Queste spiccate caratteristiche, nella selezione del personale, lo rendono particolarmente adatto a ricoprire ruoli di controllo e di responsabilità verso insidie potenziali. Saranno adatti per uffici legali, uffici commerciali, promotori finanziari e tutte le posizioni dove è richiesta responsabilità e vocazione al costante controllo e verifica delle potenziali insidie. Meno idonei quali responsabili di settori e situazioni dove loro collaboratori potrebbero essere esposti a svolgere mansioni pericolose, come operai su ponteggi, catene di montaggio, fabbriche con macchinari pesanti e tutti i lavori dove la cura e la cautela si presenta inversamente proporzionale al rendimento. Questi soggetti non hanno senso di colpa ed il desiderio di potere, dominio e controllo potrebbe dimostrarsi pericoloso per collaboratori subordinati.

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