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               il carattere schizoide: demoni e mostri, la 
				conseguenza della paura 
				Lo schizoide deve imparare a fare pace con la sua paura. Chi 
				ha costantemente paura non ha accesso al piacere. Chi ha 
				difficoltà a provare piacere non riconosce e non rispetta il 
				piacere dell’altro. Emerge l’invidia del piacere, soprattutto 
				nelle relazioni madre figlio. 
				Che cosa succede quando c’è la paura dentro un individuo?  
				
  
				Gli occhi sono spalancati, 
				Il cingolo scapolare si solleva, 
				Il corpo si irrigidisce, 
				La fase di inspirazione si accompagna ad un sussulto, spesso 
				con una fase di apnea post-inspirazione e con fasi di blocco nel 
				corso della respirazione.
				 Come effetto sul corpo: 
				
					- Le estremità (mani e piedi) sono freddi, per un ritiro 
				dell’energia verso l’interno,
 
					- Il viso si sbianca e si congela in una espressione 
				stereotipata,
 
					- Si è pronti per la fuga o per l’attacco, oppure per “fare il 
				morto”.
 
				 
				La paura è l’emozione che:  
				
					- Frammenta,
				
 
				- Congela, 
 
				- Blocca, 
 
				- Fa contrarre i muscoli del collo e del cingolo pelvico, con 
				conseguente irrigidimento del capo e del diaframma,
 
				- Irrigidisce in seguito tutte le articolazioni e le giunture 
				articolari,
 
				- Fa tremare, si può tremare dalla paura.
 
			 
				Dal punto di vista funzionale, la paura cronica: 
				fa aumentare la distanza tra il corpo e la percezione delle 
				sensazioni, condiziona una sensazione di scollegamento (ci si osserva 
				vivere senza vivere autenticamente), mette in crisi l’io corporeo (è in crisi proprio la percezione 
				e la motilità del mondo esterno, intesa come la capacità di 
				percepire il mondo esterno), avvia un processo di depersonalizzazione (scompare la 
				percezione interna, ci si osserva unicamente dall’esterno) avvia un processo di derealizzazione (è alterata la percezione 
				osservata dall’esterno). 
				Questa situazione crea una sensazione illusoria vissuta come reale; lo schizoide è come se avesse una pelle sottile, occorre fare 
				molta attenzione al contatto e favorire le condizioni affinché 
				sia possibile, per lui, sentire un esterno accogliente e un 
				involucro rispettato nella sua sensibilità. La sua profonda paura gli impone uno sforzo cognitivo per 
				“tenersi insieme”. E’ frequente il suo ricorso a richiedere la 
				spiegazione di concetti in modo che siano fruibili in modo 
				razionale; è operante un tentativo di fuga dal sentire. Lo 
				schizoide si comporta in terapia come se avesse bisogno di un 
				libretto di istruzioni dettagliato.  La strategia terapeutica suggerisce di assecondarlo quanto basta 
				per favorire la costruzione della fiducia. Un Io così indebolito 
				produce il compromesso dell’io per lo schizoide: 
				Io sono la mia mente, produco pensieri e idee solo in una 
				dimensione cosciente. Vivrò senza percepire il corpo, cioè senza la dimensione non 
				cosciente. Dopo gli esercizi bioenergetici non ho sentito niente, devo 
				racchiudermi in una fortezza gelida che mi anestetizza dalle 
				emozioni e dal sentire. 
				Il comportamento caratteristico è: 
				
					- L’intellettualizzazione;
 
				- Il ritiro (ama essere spettatore della vita, oppure usa il 
				corpo come mezzo meccanico per un obiettivo preciso, come 
				l’attività dei danzatori, dei body builders, degli acrobati, 
				degli atleti di sport estremi, etc.);
 
				- Inoltre, si dimostra molto rispettoso per gli altri.
 
				 
				Il suo ideale dell’Io: 
				
					- io sono speciale,
 
					- io sono come un alieno (che è il contrario di sentirsi alieno).
 
				 
				Le sue illusioni: 
				
					- Penso, dunque sono,
 
				- Se esisto verrò annichilito, ridotto a nulla.
 
				 
				Nel corso della terapia occorre fargli sentire che vale la pena vivere, affrontando 
				insieme il suo  inferno di ghiaccio. 
				La disperazione 
				L’individuo disperato non è in genere consapevole di ospitare 
				dentro di sé una forza demoniaca. Egli razionalizza il suo 
				comportamento o lo scusa con la sua impotenza e con la sua 
				disperazione. Si identifica col suo demone e non è in grado di 
				considerarlo con obiettività. La forza demoniaca, a questo 
				stadio, fa parte della struttura del carattere che l’Io è 
				impegnato a difendere. E’ come un cavallo di Troia entro le mura 
				della città, e l’Io non riesce a scorgere l’insidioso pericolo 
				che rappresenta. Così soltanto quando il cavallo ha vomitato il 
				nemico e la città è minacciata dal disastro, la natura 
				dell’inganno diviene evidente. Quando il comportamento 
				auto-distruttivo minaccia la vita o la salute mentale di 
				qualcuno, egli può rendersi conto che tale comportamento è 
				dovuto a un’entità estranea alla personalità. (Alexander Lowen, 
				Il tradimento del corpo, Edizioni mediterranee, Roma, 1997, cap. 
				VIII° - pag. 137). 
				La forza demoniaca Ogni personalità schizoide ha una parte demoniaca delineata 
				dalla negazione della sua illusione. La forza demoniaca si 
				propone di ridurre l’individuo alla sua disperazione 
				distruggendo la sua illusione.  Nelle sue prime fasi di vita, il bambino non ha conoscenza del 
				buono e del cattivo, della realtà e dell’illusione, è un animale 
				orientato verso la soddisfazione dei bisogni del suo corpo per 
				raggiungere il piacere.  In seguito, il bene e il male acquisiranno una loro identità 
				quando i genitori gli imporranno di resistere al piacere fisico 
				e di controllare la sua aggressività. Il bambino potrà, 
				alternativamente, obbedire o ribellarsi, in armonia o in 
				disarmonia con le sue condizioni e capacità adattative. Quando 
				l’autorità dei genitori interviene in modo eccessivamente 
				repressivo, il bambino sarà costretto ad allontanare la sua 
				natura per riuscire a sopravvivere. La natura animale non scompare nel bambino, si celerà in una 
				prigione situata nella cavità addominale. Le sbarre cui di 
				questa “cella” saranno rappresentate dalla contrazione 
				muscolare. Troveremo in questa condizione i muscoli del cingolo pelvico, 
				della cerniera lombo sacrale, i laterali del tronco ed i muscoli 
				della parete addominale, saranno contratti e rigidi.  La mobilità articolare, indispensabile per offrire armonia ai 
				movimenti del corpo, sarà gravemente limitata e con essa il 
				sentire delle emozioni. Come effetto il ventre si indurisce, i glutei si contraggono, il 
				pavimento pelvico si eleva e il diaframma si blocca. Così 
				accerchiati e imprigionati, gli istinti della sessualità e 
				dell’aggressività mutano in perversione ed odio.  
				Esiliate fuori dalla vita della coscienza, le passioni del 
				corpo strutturano un loro territorio demoniaco e affermano i 
				loro imperativi diabolici: 
				
					- “Mostra che non ti importa nulla, che nulla ha importanza 
				davvero nella vita”,
 
					- “Pensavi che le tue illusioni potessero aiutarti, non è vero! 
				Non puoi vivere senza di me”.
 Il demone schernisce l’io indebolendolo, orientandolo verso 
				l’autodistruzione. Si insidia una forza ostile che distrugge 
				ogni obiettivo suggerito dall’illusione. 
				 
				L’interazione tra illusione e forza demoniaca è evidente nel 
				caso della donna che nutre l’illusione di essere la madre 
				perfetta, ma agisce spesso in modo da distruggere il figlio e 
				negare l’illusione. Questo comportamento non è compiuto 
				deliberatamente. Al contrario, ciò che desidera consciamente è 
				di essere perfetta e di avere un figlio perfetto; ma nessun 
				figlio lo è, e lei rimane frustrata per le sue umane debolezze. 
				Partendo dal principio che “la mamma sa cos’è meglio”, nega al 
				figlio l’opportunità di sviluppare la propria personalità 
				tramite l’autoregolazione. Considera ostruzionismo la resistenza 
				ch’egli oppone al suo dominio, e lo attribuisce alla naturale 
				perversità del bambino, man mano che la sua irritazione aumenta 
				per la continua incapacità del bambino a reagire positivamente a 
				questo trattamento gli si rivolge con rabbia e ostilità. E’ 
				stupefacente come la madre si consideri giustificata nel 
				comportarsi in questa maniera. (Alexander Lowen, Il tradimento 
				del corpo, Edizioni mediterranee, Roma, 1997, cap. VIII° - pag. 
				139/140). Il comportamento demoniaco della madre sfocia in un conflitto 
				tra madre e figlio, dove la madre costruisce la sua tesi 
				difensiva nella falsa convinzione di sapere cosa fa e va bene 
				per suo figlio e tratta il bambino come un oggetto che le 
				appartiene. Ne consegue uno scontro di volontà tra i due e la 
				madre è determinata a distruggere, oppure a modellare il figlio 
				sull’immagine che essa ha di lui. L’aspetto demoniaco si palesa 
				chiaramente quando la madre si arrabbia con il figlio. Il volto 
				assume, come per metamorfosi, le fattezze del diavolo:  
				
					- Le sopracciglia si corrugano,
					
 
					- La mandibola si contrae, 
 
					- Lo sguardo scurisce, 
 
					- La voce si fa dura e tagliente.
					
 
				 
				Al bambino non rimane altra scelta che la sottomissione, 
				inglobando nel suo inconscio l’immagine della strega che gli 
				nega ogni sentimento. Il demoniaco della madre deriva dalla sua 
				sessualità rimossa.  Essa, invece di essere congrua con ciò che sente, manipola gli 
				altri per soddisfare la sua immagine dell’Io, i suoi rapporti 
				sessuali non esprimeranno amore ma l’esecuzione di un 
				adempimento, nel disprezzo del suo vero io che nega.  In questa situazione, la sua sessualità rimossa muterà in una 
				forza distruttiva.  Chi non sente il proprio piacere non può tollerare il piacere 
				altrui. 
				A seguito della sua forzata sottomissione come strategia di 
				sopravvivenza, per il bambino la rabbia soffocata si strutturerà 
				nella sua personalità, capace di emergere solo occasionalmente 
				e nella forma conosciuta da lui: quella demoniaca. Lo schizoide si trova 
				come seduto su di un vulcano che minaccia una eruzione 
				distruttiva. La sua difesa da questo pericolo è la rigidità e 
				l’immobilità, utile anche per fronteggiare il terrore sepolto 
				nel suo inconscio e generata, insieme alla rabbia, 
				dall’esperienza del rifiuto materno. Nella vita adulta, lo schizoide agisce la sua rabbia distruttiva 
				con le persone che dipendono da lui, invertendo in questo modo 
				la situazione che originò quando era un bambino inerme e 
				dipendente.  Una esplosione di rabbia schizoide, come una devastante eruzione 
				vulcanica, non è regolabile, non si scarica per gradi, o tutto o 
				nulla.  Aprire anche solo una fessura alla porta delle emozioni rischia 
				di liberare il demone imprigionato. L’Io, negando l’esistenza 
				del suo diavolo interno, maschera il suo aspetto esterno con una 
				espressione di dolcezza e bontà, come se il maligno che è in lui 
				si presentasse sempre mascherato da angelico agli occhi altrui. 
				I tratti sospetti sono il corpo estremamente rigido ed il 
				sorriso fisso stereotipato.  
				L’elemento distruttivo di questa struttura caratteriale è la 
				disonestà. L’apparente disponibilità cela i suoi veri 
				sentimenti. Il ritiro schizoide nella autodifesa proietta in 
				modo "paranoide" sull’altro la responsabilità della sua tristezza, 
				facendo richieste impossibili da soddisfare e accusandolo di 
				malafede:  “io ti ascolto e a te non interessa nulla di me”, “io ti voglio 
				bene ma tu mi odi”. La mancanza di contatto con il corpo aliena il senso della 
				realtà ed i sentimenti rimossi si trasformano in una forza 
				che nega ogni speranza. Quando la collera si 
				impossessa del paranoide, egli sembra assumere le fattezze del 
				demonio, preda delle sensazioni racchiuse nell’esperienza del 
				suo corpo. Aggrappato alla sua tattica infantile reitera il 
				tentativo di sopravvivere alle profonde delusioni dell’infanzia. 
				La componente mostruosa
				 La componente mostruosa, al contrario di quella demoniaca, non 
				cela alcun demone dietro una facciata, ma nega le emozioni umane 
				in un essere umano. Un esempio di forma mostruosa in un essere 
				umano è il corpo rigido in un atteggiamento statuario.  E’ 
				mostruoso in questa situazione osservare che esiste l’anima di 
				un bambino confuso in un blocco granitico.  Un bambino che per difendersi dal dolore ha costruito intorno a 
				se una corazza protettiva, nell’illusione di poter ricevere, in 
				questo modo, amore e comprensione. Il sacrificio dei suoi 
				sentimenti in cambio di un riconoscimento, di un’approvazione. 
				Purtroppo la vita reale è diversa, nessuno può amare una statua, 
				ma il mostro sente il contrario, continua ad arroccarsi dentro 
				la sua statua, amplificando l’illusione che per essere 
				accettato, considerato e amato, dovrà solo indurirla ancora, 
				perfezionarla ulteriormente.  Ne consegue uno stato di frustrazione e disperazione. 
				
  “A un seminario clinico nel mio studio fu presentato un giovane 
				di aspetto notevolmente vicino alle raffigurazioni del mostro di 
				Frankenstein. Stessa camminata rigida, meccanica, spalle 
				quadrate, occhi infossati e inespressivi, espressione del mostro 
				del cinema. La somiglianza era così impressionante che dopo 
				averlo visto, era difficile dissociare il paziente da questa 
				immagine. La cosa sorprendente era che questo giovane era 
				esattamente l’opposto di quello che il suo aspetto suggeriva. 
				Era sensibile, intelligente, artista. Un’analisi più 
				approfondita della sua personalità rivelò che il suo aspetto era 
				una specie di travestimento e di maschera per nascondere e 
				proteggere una viva sensibilità. La mostruosità in forma umana è 
				il corpo abbandonato che assume questa forma per vendicare di 
				essere stato rinnegato. (Alexander Lowen, Il tradimento del 
				corpo, Edizioni mediterranee, Roma, 1997, cap. VIII° - pag. 
				152). 
				Un corpo privo di emozioni è mostruoso. Le differenze di 
				espressione tra un “mostro” e l’altro ricalcano le differenti 
				esperienze vissute. Ad esempio, chi ha un corpo che funziona 
				come quello di un super-eroe dei fumetti, è stato condizionato 
				nella sua infanzia a “difendersi” con quella modalità. 
				 Riflettendo su una personale introspezione, per un lungo periodo 
				della vita mi sono in parte sentito vicino a questa modalità 
				difensiva. Un modello ispirato al super-eroe buono e utile anche per il prossimo, ma 
				implacabile con i “cattivi”, ha rappresentato per me un 
				rassicurante compagno di viaggio durante un lungo processo di 
				crescita. 
				Il demone ed il mostro   Mentre il demone presenta un aspetto angelico che lo nasconde, 
				il mostro ha un aspetto esterno che evidenzia tutti i suoi 
				sentimenti negativi. Nel mostro questa corazza difensiva esterna 
				protegge la sua interiorità autentica; in altre parole il mostro 
				ha un grande cuore. All’interno di ogni mostro si trova 
				racchiuso un bambino innocente.  Allo stesso modo in cui il bambino smarrito si nasconde dentro 
				il mostro, il demonio si traveste da angelo per non farsi 
				riconoscere. Mostro e demone hanno in comune una personalità dissociata. 
				L’unità della personalità si presenta scissa, generando gli 
				opposti di bene e male, della mente razionale e del corpo 
				animale.  Il mostro, dall’esterno soffoca il suo desiderio profondo; il 
				demone, all’interno, sabota la vita del suo angelo.  
				La persona sana non è vittima delle illusioni, non si sente ne 
				angelo ne diavolo; ne mostro, ne bambino spaventato.  Il percorso 
				terapeutico aiuta l’individuo a trovare in se il coraggio 
				e l'energia, esistenti e sopite, per provare a risolvere i suoi 
				problemi esistenziali attraverso l’integrazione delle unità scisse della sua 
				personalità.  
				 
				  
				 
				  
				 
				Dott. Cosimo Aruta 
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico                                                        
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147		
             
				  
            
				Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano 
				
				psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia 
				- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, 
				conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari  
								 psicoterapia di gruppo 
								- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo 
								
								
				colloquio psicologico 
				-  è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere  
 
				ansia e attacchi di panico 
				- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali 
per la sopravvivenza infantile  
				 
				depressione, calo di energia - inchioda l'individuo, 
				tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di 
				lui  
 
				problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità 
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi   
				 
				  
				 
				 
				 
             
				
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