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egocentrismo, la persona egocentrica
La persona egocentrica si comporta come se fosse al centro
dell'universo. E' attenta ai propri bisogni e sembra ignorare il
pensiero altrui. L'uomo egocentrico, la donna egocentrica non
riescono a cogliere la differenza tra il proprio punto di vista
e quello degli altri.
Esiste un periodo nella vita dove tutti siamo egocentrici,
opportunamente. Si tratta della prima fase della vita di ogni
individuo, dalla nascita fino a tre anni. L'egocentrismo è una caratteristica tipica
del comportamento infantile,orientato a vedere il mondo con
se stessi al centro e tutto il resto a cerchi concentrici, dove
l'importanza sfuma in relazione alla distanza, per questo il termine
egocentrismo. In periodo della sua vita, il bambino crede che tutto
gli sia dovuto e che esista solo la soddisfazione
dei suoi bisogni. E' difficile far capire ad un bambino
piccolo che è necessario attendere qualche minuto prima che la
pappa sia pronta, il suo comportamento egocentrico non può
considerare una situazione simile e la sua reazione naturale
sarà di estrema impazienza, di collera, di protesta, fino a
quando a quando la pappa non sarà servita e il suo bisogno
soddisfatto. Tutto questo è
assolutamente normale e riguarda il comportamento di tutti i
bambini. Il dott. Jean Piaget, psicologo e pedagogista svizzero, considerato il fondatore dello studio sperimentale delle strutture e dei
processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, descrive il
concetto di egocentrismo nell'incapacità del bambino a percepire
la differenza tra il suo punto di vista e quello degli altri.
Il bambino utilizza le informazioni a sua disposizione volte a soddisfare i
suoi bisogni, come se avessero un valore assoluto, universale e
improrogabile. Quanto è soggettivo per un adulto diventa oggettivo per il
bambino. Per il bambino non è possibile considerare punti di
vista e conoscenze diverse dalle sue. Osservando le transazioni
tra bambini fino a 3 anni di età in un parco pubblico, oppure in
un asilo nido, è possibile osservare il "linguaggio privato". Si
tratta di una forma di monologo abbastanza comprensibile dal
punto di vista linguistico, ma inefficace sotto il profilo
della comunicazione. Egli non si preoccupa che gli altri bambini
comprendano il suo discorso ed è disinteressato a quello che
dicono gli altri. Nei bambini sono fenomeni assolutamente
normali. Non è normale una eventuale insofferenza o
incomprensione dei genitori. L'acquisizione della adeguatezza ed
efficacia nella comunicazione è un percorso che richiede tempo e
procede in modo graduale, in armonia con lo sviluppo cognitivo
del bambino. Dovrà riuscire a considerare gli altri da punti di
vista diversi dal suo.
I GIOCHI DI RUOLO NEI BAMBINI
La recitazione di un ruolo è molto frequente nei bambini di età compresa
dai 3 ai 10 anni. Il bambino tende
a lasciare gradualmente il suo egocentrismo, utilizzando una
forma giocata di empatia. La recita di un ruolo: la mamma, il
papà, la sorellina, il vigile, la maestra, etc, dimostra la
capacità di identificarsi con esso, sentendo lo stato d'animo ed
i tratti del comportamento di altre figure oltre la propria.
L'evoluzione del gioco di ruolo permette al bambino di maturare
la capacità di alternare più ruoli contemporaneamente,
acquisendo le caratteristiche e gli stati d'animo di più più
persone, modificando nel gioco le possibili situazioni. E'
importantissimo che le figure di riferimento per il fanciullo, (genitori,
nonni, etc.), stimolino la sua giocosità e
la sua fantasia creativa, proprio per consentirgli di
poter transitare con armonia attraverso il sentiero della vita, espandendo la
sua potenziale intelligenza emotiva. Un blocco nello sviluppo o
semplicemente una sensazione di inadeguatezza provocata dal
comportamento normativo, strutturato sul metro degli adulti: "Ma
cosa fai, giochi ancora alla tua età? - Basta con tutte queste
storie, voglio che ti comporti da persona seria, sei quasi un
ometto,... etc.; limita l'evoluzione del bambino, costringendolo
a "cristallizzare" comportamenti rigidi.
L'equazione risultante nell'inconscio del bambino potrebbe
recitare: "se tu non comprendi
me, io non comprenderò gli altri".
Nell'età adulta, una certa inclinazione all'egocentrismo comunque rimane. Nelle persone più
evolute emotivamente, che hanno potuto percorrere con una certa
serenità il proprio sentiero, l'egocentrismo si manifesta in
situazioni limite, ad elevato coinvolgimento emotivo. Quando
si perdono le staffe, quando ci si arrabbia molto,
quando si vive un evento particolarmente frustrante e doloroso.
Per i soggetti che da bambini sono stati "violentati" da comportamenti rigidi, inadeguati
e reiterati nel tempo sistematicamente, l'egocentrismo potrebbe
rappresentare un tratto stabile della loro personalità, senza
distinzione di genere; uomini egocentrici e donne egocentriche.
LA COMUNICAZIONE TRA ADULTI
L'incomprensione tra persone adulte, nella maggior parte dei
casi in cui si manifesta, non dipende da incomprensione
linguistica, ma dall'egocentrismo dei soggetti. La persona
egocentrica non si pone nemmeno il problema se la sua
comunicazione potrebbe non essere stata interamente compresa, oppure
equivocata. In caso di incomprensione profonda e dichiarata
dall'interlocutore, l'egocentrico "attacca",
attribuendo all'altro ogni responsabilità: "sei tu che non
capisci niente, capisci solo quello che vuoi tu, non mi ascolti,
ascoltami quando parlo, etc.".
La comunicazione è una
transazione tra individui dove partecipano più persone e non è
concepibile attribuire ogni colpa dell'insuccesso ad uno solo
dei partecipanti. La persona più equilibrata reagisce meno
rigidamente, cerca l'incontro verbale e tende alla
rassicurazione: "forse non mi sono spiegato bene, non ci
siamo intesi, non preoccuparti ne possiamo riparlare".
La persona egocentrica è portata a ritenere che non esistano
differenze tra individui e, soprattutto, tra il pensiero degli
individui. Tutti devono pensarla come l'egocentrico. Questo
"delirio" è amplificato quando la comunicazione riguarda persone
vicine alla persona egocentrica, purtroppo: figli, moglie,
marito, amante, amico, amica, dipendente, collega, etc. E'
scontato per l'egocentrico che le parole abbiano per tutti lo stesso
valore, che il tipo di umorismo sia lo stesso per tutti, che
l'inopportunità e l'opportunità siano elementi universali,
calibrati solo sul suo angolo di giudizio. Per l'egocentrico le
persone devono provare e provano le nostre stesse emozioni,
hanno gli stessi obiettivi, speranze, aspirazioni, paure,
certezze.
Per questi motivi, la persona egocentrica è destinata a
scardinare i propri rapporti ed a rimanere sola. Le persone che
interagiscono con l'egocentrico spesso annuiscono per opportunità, difficilmente
condividono il suo pensiero, la comprensione è solo apparente,
banale e costruita. Si evita il confronto per rassegnazione
riguardo il risultato, valutando che non c'è più cieco di chi non vuol
sentire.
Il presupposto indispensabile per la comunicazione efficace è la
capacità di lasciare l'egocentrismo attraverso l'empatia,
l'ascolto dell'altro; si tratta di un percorso difficile e
doloroso che richiede all'egocentrico uno sforzo nella direzione
degli altri.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
- è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico
- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali
per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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