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depressione, episodio depressivo, sentimento depressivo, tristezza
Quando la routine quotidiana della giornata, come andare al
lavoro, a scuola, al cinema, in palestra, vedere amici, etc.,
provoca un senso di disagio, sconforto, tristezza, indifferenza,
è possibile che si stia vivendo un sentimento di depressione. Si
potrebbe trattare di un episodio depressivo nella sua fase
embrionale, non ancora molto fastidioso, oppure di una vera e
propria situazione depressiva. Per comprendere in
quale situazione ci stiamo trovando è sufficiente porsi una
domanda:
Mi piacerebbe cambiare vita, subito?
Andare in vacanza, cambiare città, abitudini,
amici, in questo momento? Se la risposta sarà: Certamente!
Pronunciata con un sospiro di sollievo, probabilmente si tratta
di un semplice sentimento depressivo, probabilmente solo
temporaneo.
Nel caso più grave, la risposta sarebbe decisamente diversa:
No, non cambierebbe nulla, non serve a niente. In questo ultimo
caso è molto probabile che si tratti di una vera e propria
situazione di depressione. Alcune persone vivono una esistenza
in compagnia di sentimenti come depressione, malinconia, tristezza, sconforto,
delusione; sono persone immerse in un mondo senza colori, come imprigionate
in un grigiore permanente. In questa situazione emerge la paura
di vivere e l'incapacità di essere felici.
Viviamo in una società dove, purtroppo, la forma
fisica, la giovinezza a tutti i costi, l'efficienza, la
ricchezza, l'immagine, il potere, occupano i gradini più alti del podio
nella gara della vita, deformando l'etica e la naturale scala
dei valori. Per questo motivo la depressione rappresenta una
vera e propria minaccia. Dove le aspettative della società nei
confronti dell'individuo sono eccessive e mascherate, il
sentimento di inadeguatezza, di insufficienza è difficile da
controllare, occorre una profonda saggezza e padronanza di se.
Non importa il reale successo riscontrato nella vita, la
depressione è un malessere trasversale, ne hanno sofferto anche
i gradi della storia e molte persone note, facoltose e
apparentemente fortunate. Il depresso cerca disperatamente spiegazioni logiche
del malessere, come le condizioni meteorologiche, l'insonnia,
l'indigestione, una lite in famiglia o sul lavoro. Quando
esaurisce le possibili plausibili risposte, fa appello
all'ultima risorsa incontestabile: sono pessimista per natura,
non posso farci nulla. Indipendentemente dalla "scappatoia"
scelta dal depresso, il bisogno imperante è quello di illudersi
che questa situazione angosciante, non è nulla. Questa capacità
di auto inganno consente al
depresso, nei casi non ancora gravi, di rendere la malattia
invisibile alle persone vicine, come spesso accade; le
conseguenze di questa situazione di stallo sono talvolta
veramente dolorose.
La segreta sintomatologia del depresso sgorga da un profondo
conflitto intrapsichico, strutturatosi per garantire la sopravvivenza
all'individuo. Aumenta il bisogno fisiologico di recupero e nel
contempo l'insonnia impedisce l'adeguato riposo, aumenta lo
stato di irrequietezza e nervosismo. Cala la capacità di
attenzione e concentrazione, così come l'interesse o piacere per
tutte, o quasi tutte, le attività della giornata e,
lentamente, si evidenzia uno stato di agitazione o di
rallentamento psicomotorio e avanzano sentimenti di
autosvalutazione o di colpa eccessivi, inappropriati, che
possono manifestarsi anche in modo delirante. In alcuni
casi dolori persistenti, spesso apparenti, ma comunque fonte di
sofferenza, "coprono" i sintomi depressivi. Il medico di base
dovrà fronteggiare pazienti che lamentano disturbi
gastro-intestinali, cefalee, tachicardia, senza che i
trattamenti canonici producano alcun risultato (depressione
larvata, il vero problema è psichico e non fisico). Questi
pazienti depressi attendono aiuto e sostegno dalla medicina
ufficiale, avviano in questo modo un incessante pellegrinaggio
da medico a medico. La forte incidenza di questo male,
considerato epocale, ha fatto si che la depressione fosse
rinominata: "il raffreddore della psichiatria". Come nel
raffreddore, anche nella depressine, nessuno è completamente
immune. Alexander Lowen in "La depressione e il corpo (Casa
Editrice Astrolabio) definisce la depressione in modo chiaro e
profondamente vero: "La depressione è diventata così comune che
uno psichiatra l'ha persino descritta come una relazione
"perfettamente normale", purché naturalmente non interferisca
con i nostri compiti quotidiani. Ma anche se é normale in senso
statistico, cioè in riferimento a come sentono e si comportano
la maggior parte delle persone, non può essere considerata certo
uno stato di buona salute. E' vero che nessuno può aspettarsi
che un essere umano sia sempre gioioso. Anche i nostri bambini,
più vicini per natura a quest'emozione, non sono costantemente
gioiosi. Ma il fatto che solo occasionalmente ci innalziamo alle
altezze della gioia intensa non spiega la depressione. Il
criterio di base per il funzionamento di un essere umano in
stato di buona salute è di sentirsi bene. Una persona sana si
sente abitualmente bene in tutto ciò che fa, nelle relazioni,
nel lavoro, nello svago e nei movimenti. Ogni tanto dal piacere
sale alla gioia intensa e può persino toccare la vetta
dell'estasi. Di quando in quando proverà anche dolore,
tristezza, afflizione e delusione ma non sarà depresso. Per
comprendere questa differenza paragoniamo una persona ad un
violino. Quando le corde sono accordate nel modo giusto, vibrano
ed emettono un suono. Allora uno può suonarci una melodia lieta
o triste, un canto funebre o un'ode alla gioia. Se le corde sono
male accordate, il risultato sarà una cacofonia. Se sono flosce
e senza tono, non si avrà alcun suono. Lo strumento sarà morto,
incapace di rispondere. Tale è la condizione della persona
depressa: LA PERSONA DEPRESSA E' INCAPACE DI RISPONDERE
L'incapacità di rispondere distingue lo stato depresso da
ogni altra condizione emozionale. Una persona scorata
riacquisterà fede e speranza allorché la situazione cambierà.
Una persona abbattuta si risolleverà, quando sarà rimossa la
causa della sua condizione. Una persona triste s'illuminerà alla
prospettiva di un piacere. Ma nulla suscita una risposta nella
persona depressa, talvolta una prospettiva di divertimento o di
piacere serve solo ad approfondire la depressione". DEPRESSIONE ENDOGENA E DEPRESSIONE REATTIVA. Le depressioni endogene sono più gravi e pericolose e hanno
origine somatica. Le depressioni reattive o esogene, sono
condizionate dall'ambiente e insorgono come conseguenza di
eventi stressanti: lutto, separazione, trasloco, crollo
finanziario etc. Le cause delle depressioni reattive devono
essere ricercate all'esterno. In questo caso lo psicoterapeuta aiuta
il suo paziente ad uscire dallo stato depressivo tentando di
ridurre la pressione che dall'ambiente esercita sulla persona depressa, evidentemente facendo
leva sui sentimenti.
La depressione endogena nasce dentro noi e l'ambiente esterno ha
scarsa influenza. Dipende dalle esperienze dell'esistenza, da
qualcosa che è successo e che ha influenzato il nostro modo di
vivere e di sentire gli altri. Cambiare vita, cambiare ambiente,
viaggiare continuamente è inutile; il male è dentro e non ci
lascia, ovunque si vada.
COME AFFRONTARE LA MALATTIA. Possiamo affrontare la depressione in diverse modalità. Secondo
il mio punto di vista il modo corretto è quello interpretativo.
La modalità espressiva interpretativa ritiene cha la depressione non deve
essere curata, da curare è il conflitto intrapsichico che la
genera. La depressione è un sentimento formato dall'insieme
delle sensazioni spiacevoli e dalle esperienze dolorose,
traumatiche costituite da immagini. Dal momento del
concepimento, alla nascita, alla vita nei primi momenti ed in
seguito, ogni individuo è investito da una quantità sterminata
di sensazioni, sia piacevoli, sia dolorose. A queste sensazioni
si associano rappresentazioni, pensieri di momenti reali che
caratterizzano i sentimenti ed il modo di sentirli e viverli.
Ogni sentimento si associa ad un pensiero di vita. La componente
razionale, l'IO di ogni individuo, nella sua ricerca
di soddisfare un desiderio gratificante, può trovarsi in una
situazione conflittuale. Il desiderio di gratificazione potrebbe
contrapporsi al pensiero ad esso associato. Ad esempio, il
desiderio di abbracciare un amico o una amica, o un figlio, può
contrapporsi ad una rigidità che impedisce di lasciarsi andare,
la paura di esprimere i propri sentimenti, generata dalle
abitudini, a loro volta condizionate dall'esperienza e
dall'adattamento alle esperienze reiterate. Nasce così un
conflitto intrapsichico, emotivo, tra il desiderio (carica
pulsionale) e la paura delle conseguenze (repressione). E'
compito dell'Io superare il conflitto, attraverso una
mediazione, avviando un compromesso che consenta la
gratificazione con un minimo prezzo da pagare in termini di
sensazioni spiacevoli. Una forma di compromesso è la rinuncia a
realizzare il proprio desiderio, oppure di commettere una azione
sostitutiva a quella considerata pericolosa. I sentimenti possono formarsi nei primi anni di vita e si
perfezionato attraverso l'esperienza. Nel periodo dell'infanzia
i bambini possono subire traumi profondi, soprattutto per tre
tragici eventi:
- La perdita dei genitori o la separazione dei genitori (vissuta
come disintegrazione della famiglia),
- La perdita dell'amore dei genitori,
- La castrazione psicologica (non fare questo, non fare quello, tu
non puoi fare questo, non mi sfidare, abbassa quelle mani..etc.
Imperativi costanti e continui, non episodici).
Questi terremoti emotivi per i bambini sono vissuti come vere
e proprie calamità della natura. La profonda paura conseguente
condiziona la crescita psichica del bambino. Il pensiero
convince il bambino che la soddisfazione di una naturale
pulsione può provocare
un sentimento di angoscia, molto vicino al sentimento
depressivo. In questo modo, nella vita del fanciullo inizia ad
operare un condizionamento, quello ad associare il desiderio
all'angoscia. L'angoscia condiziona il futuro attraverso la paura
(se assecondo la pulsione mi accadrà qualcosa di tremendo), il
sentimento depressivo ha un tempo presente, un senso di colpa a
priori, senza un motivo determinato che rende inutile ogni
tentativo di espiazione. Pentimento e conversione sono nulli,
proprio perché il senso di colpa non è collegato ad un pensiero
razionale, bensì inconscio (senza rendersene conto).
Mentre l'ansioso teme il futuro in relazione alle
scelte che lo potrebbero condizionare; il depresso teme di avere
già commesso tutti gli errori possibili e, come reazione,
diviene passivo. Così asseconda sistematicamente i genitori, fa
quello che loro desiderano che faccia (specialmente la figura
materna), frequentano solo compagnie e partner approvati dai
genitori, scelgono l'abbigliamento conforme al pensiero di
famiglia etc. Continuano a richiamare l'attenzione e
l'approvazione genitoriale alla incessante ricerca dell'amore
che sentono di avere perso. La psicoterapia è l'unica strada
percorribile per salvare il depresso da questo stato, proprio perché è ignaro del tradimento patito.
Nella realtà, la perdita dell'amore dei
genitori per un bambino non dipende mai da colpe del bambino,
sebbene, ignari delle conseguenze, i suoi genitori si sforzano di
fargli credere. Nelle situazioni più gravi, il depresso può
improvvisamente rovesciare la sua personalità, costretto a fare tutto l'opposto di quello
che fino a quel momento ha fatto per soddisfare il suo inconscio,
una metamorfosi psichica per assecondare l'inconfessabile desiderio di punire genitori che continuano a
dimostrarsi indifferenti al suo amore. Questi sono casi molto
pericolosi e possono spingere il depresso a commettere efferati
e deprecabili atti criminosi.
La depressione inchioda l'individuo in una condizione di scacco
matto. Tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si
impossessano di lui. Quando una persona non sente più la forza
di lottare, di reagire, è costretta a fermarsi e rinunciare alla
speranza. Per uscire dal tunnel della depressione è importante
comprendere come la depressione non sia priva di senso; si
tratta di una reazione comprensibile e assolutamente normale,
dopo avere patito esperienze di vita particolarmente difficili,
pesanti, stressanti e traumatiche. Chi è vicino al depresso deve
sapere di non dover mai fare leva sulla volontà. L'imperativo:
reagisci! E' controproducente e, nei casi più gravi, pericoloso. Se il depresso potesse reagirebbe di buon grado, il
problema e che non può, ogni tentativo di innescare una reazione
dinamica contribuisce a spingere il depresso più in profondità,
nella grotta buia della sua malattia. L'aiuto dovrà, come una
melodia, comunicare la sua armonia tra i sentimenti sopiti
del depresso e l'empatia dello psicologo.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
- è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico
- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali
per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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