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Wilhelm Reich, biografia
La vegetoterapia caratteo-analitica
di Wilhelm Reich, click qui...
Anche se la scienza ha fatto dei grandi progressi
nella conoscenza del corpo, fino al punto da stilare la mappa
genetica dell’uomo, ancora esso nasconde un grande mistero.
Forse alcuni modi di pensare sono così frequenti e comuni nella
storia e nell’immaginario collettivo da risultare quasi
invisibili alla consapevolezza della maggior parte degli uomini
oppure da essere assunti come assiomi indiscutibili. Certamente
questo è il caso del corpo che è stato nei secoli il bersaglio
preferito delle religioni, della morale comune ed anche di altre
forme di spiritualità, per non parlare della sessualità così
strettamente legata ad esso. Il corpo è espressione di vita, ci
permette di partecipare all’avventura dell’esistenza, di
immergerci in un universo di sensazioni, di emozioni e di
esperienze dentro e fuori di noi, eppure è oggetto di condanna.
La sessualità consente la magia della compenetrazione e della
fusione con un altro individuo, eppure è associata al peccato e
alla colpa. Persino molte filosofie orientali considerano il
corpo come un fardello da portare, una schiavitù da sopportare,
un abito consunto di cui disfarsi. Non meno pernicioso è
l’atteggiamento opposto, che scaturisce da una reazione, per il
quale il corpo viene esaltato come pura forma edonistica e la
sessualità viene ricercata come esclusiva manifestazione di
piacere, disgiunta dall’amore. Si cade nel grande equivoco della
cosiddetta ‘libertà sessuale’ che scade in una modalità di
consumo, con lo stesso spirito di chi entra in un supermercato.
Passando da un estremo all’altro, il corpo viene comunque
mortificato, ridotto ad oggetto, come se fosse un povero guscio
senz’anima. Esso può essere avvilito sia dal cilicio che dalla
pornografia con la stessa distruttività. Anche in questo caso è
la mancanza d’amore a produrre ogni danno. Ma l’amore non è un
vago sentimentalismo; ciò che deve essere compreso assolutamente
è che l’amore è un vero e proprio stato, un’esperienza concreta
e profonda di contatto. Lo si raggiunge attraverso un percorso,
sempre duro e costante, con una ricerca continua, seguendo la
strada del guerriero che mille volte cade e mille volte si
rialza, animato da un’aspirazione che non si esaurisce di fronte
alle sconfitte. E’ la meta del ricercatore, dell’eroe, del
viandante, è il Tesoro di tutte le leggende. Il corpo non può
essere separato dall’amore, anzi deve essere ritrovato come
manifestazione fisica dell’Amore. Nella psicanalisi il corpo era
il grande assente. A forza di prendere in considerazione
soltanto i processi psichici, appare l’immagine di un uomo con
una grande testa e con un corpo abbozzato ed evanescente come un
fantasma. Quanta ignoranza abbiamo riguardo al nostro corpo!
Dall’illuminismo in poi la mente è diventata la protagonista, la
dea ragione, a cui vanno i tributi della società. Ma ormai la
ragione ha fallito. Tutti cominciano ad accorgersene. L’uomo è
per davvero un essere ragionevole? Follia sarebbe continuare a
sostenerlo. Dov’è la ragione nello scempio che si compie in
tutto il mondo, falciando uomini e natura, considerando ogni
cosa, uomo compreso, oggetto di consumo? Abbiamo creato un mondo
di apparenze in cui l’unica ‘gioia’ è il possesso, un mondo di
frustrazioni in cui raramente conta la qualità degli individui.
Reich combatté tutto questo e fu distrutto. Reich diede dignità
all’individuo e gli restituì il suo corpo, ovvero scoprì una via
per ritrovare l’intensità del sentire e del sentirsi parte della
Terra. Per questo fu perseguitato, espulso, costretto a cercare
luoghi che lo accogliessero. Non perse mai la sua coerenza e non
si volle svendere. Oggi molti lo stanno riscoprendo. I suoi
studi sul carattere e sulla corazza muscolare in cui sono
imprigionate le emozioni hanno influenzato tutte le scuole di
psicoterapia. Da lui è nata la bioenergetica e la maggior parte
di terapie corporee. Ma a questo punto vi voglio raccontare la
storia di questo grandissimo genio che nel nostro secolo è stato
poco compreso e spesso bistrattato, come sempre avviene nei
confronti dei ricercatori che hanno osato spingersi in frontiere
della scienza e della conoscenza molto al di là dei tempi. Nato
in Galizia nel 1897, fu uno dei più promettenti allievi di
Freud, tanto che il celebre psicoanalista gli affidò nel 1924 i
seminari didattici, riconoscendogli così la grande abilità
terapeutica. In quel tempo uno dei grandi problemi teorici e
pratici che gli psicoanalisti si trovavano ad affrontare era il
fatto che, in certi casi, anche se il paziente era riuscito a
diventare consapevole delle cause che producevano la sua
nevrosi, e quindi i contenuti psichici rimossi erano venuti a
galla, i sintomi non sparivano. Si diceva nell’ambiente: ‘La
psicoanalisi è terminata, ma il paziente non è guarito! ‘
Proprio da questo punto prese le mosse Reich, approfondendo la
ricerca sulle resistenze. Si definisce resistenza il meccanismo
di salvaguardia per cui ogni individuo relega nell’inconscio
ricordi, emozioni, sensazioni e pensieri che lo hanno
traumatizzato. È una vera e propria censura per alleggerire dal
peso di esperienze indesiderate. Le resistenze sono il più
grande ostacolo di ogni psicoterapia e senza un’approfondita
analisi delle resistenze, non è possibile portare a termine una
psicoterapia in maniera completa. Reich si concentrò su questo
problema e iniziò a prestare attenzione, non soltanto alle
comunicazioni verbali del paziente, ma anche a quelle non
verbali, cioè agli atteggiamenti ed alle espressioni del corpo.
Una svolta fondamentale nella comprensione del meccanismo delle
resistenze ci fu quando nel 1923 in un seminario tecnico che era
nato su sua proposta, espose un caso di un cameriere che era
incapace di avere un’erezione. L’analisi era andata avanti con
successo perché il paziente aveva ricordato e riscostruito la
‘scena primaria’ che gli aveva innescato la nevrosi. Il paziente
infatti aveva visto di nascosto la madre partorire ed era
rimasto profondamente impressionato da quella che gli parve una
ferita sanguinante tra le gambe di lei. Reich collegò
l’incapacità erettiva ad un complesso di castrazione sorto dalla
vista dei genitali materni. Ricevette i complimenti dei suoi
colleghi per avere condotto e portato a termine il caso con
tanta maestria. Ma Reich era profondamente insoddisfatto perché,
malgrado la corretta procedura, il paziente era rimasto
impotente. Quale elemento era stato trascurato, cosa mancava per
una reale guarigione del paziente? Dopo qualche settimana gli
comunicò che la terapia era finita e fu colpito
dall’atteggiamento docile e remissivo con cui il paziente
accolse la notizia. Reich vide in questo comportamento i segni
evidenti di un blocco emozionale e capì che proprio la
gentilezza e la disponibilità del suo carattere servivano da
difesa. Comincia così a prendere forma la nozione di carattere e
di resistenza caratteriale, che nella psicoanalisi non venivano
presi in considerazione,. Successivamente nel 1925 ebbe in cura
un altro paziente, passivo-femminile, con caratteristiche simili
al precedente e questa volta cominciò ad analizzare il suo
atteggiamento e la presunta gentilezza del paziente si andò
sempre più trasformando in aggressività palese. Procedendo
nell’analisi affiorarono impulsi d’odio che a loro volta
nascondevano la paura. Si venne a delineare la formazione a
strati delle resistenze. Ogni strato ha la funzione di reprimere
e rimuovere le emozioni dello strato precedente. Alla base della
formazione del carattere si trova la frustrazione dell’amore e
del piacere. Così si esprime nella Funzione dell’Orgasmo:
‘L’amore frustrato genera impulsi distruttivi ed angoscia; ed
altra angoscia è generata dall’inibizione della distruttività.
L’angoscia a sua volta inibisce l’espressione dell’odio e
dell’amore.’ Questo caso segnò la svolta della teoria e della
metodologia terapeutica di Reich, perché oltre ad introdurre in
maniera sistematica l’analisi del carattere e delle resistenze,
introduceva la necessità di favorire la libera espressione delle
emozioni che affioravano nel corso della terapia. Da qui nascerà
tutto il lavoro sul corpo che è la base della terapia reichiana.
Cominciamo a veder nascere i motivi di dissenso che porteranno
alla rottura tra Reich e Freud. Infatti ne 1926 Freud nel suo
scritto ‘Inibizione, sintomo e angoscia’ iniziava a fare marcia
indietro sulle sue formulazioni iniziali riguardo il nesso tra
sessualità e angoscia. Dapprima affermava che la repressione
della sessualità genera angoscia e invece nell’opera citata
sopra afferma il contrario: ‘ Era l’angoscia a produrre la
repressione e non, come avevo creduto una volta, la repressione
a produrre l’angoscia.” Inoltre già nel 1920 nel famoso saggio
‘al di là del principio del piacere’ Freud introduceva come
pulsione primaria dell’essere umano l’impulso autodistruttivo o
impulso di morte. Egli così scriveva: ‘Il risultato che le
nostre ricerche hanno raggiunto a questo punto è che esiste una
netta opposizione tra le pulsioni dell’Io e le pulsioni
sessuali. Poiché le prime spingono verso la morte e le seconde
verso la continuazione della vita.’ Freud ipotizzava quindi un
masochismo primario che Reich vedeva contraddetto dalle sue
osservazioni sulla formazione del carattere. Infatti Reich
constatava che le pulsioni distruttive d’odio sono sempre
secondarie, cioè si sviluppavano come conseguenza della
frustrazione del piacere e dell’amore, e nel carattere
masochista sono a loro volta represse e agite contro se stessi..
Il masochista in poche parole distrugge se stesso.
Esemplificando molto, si può dire che la frustrazione genera
rabbia; se l’espressione della rabbia è totalmente impedita,
genera impotenza, e la rabbia si ritorce contro se stessi. Reich
si oppose sempre all’istinto di morte e, sviluppando il suo
pensiero, disse chiaramente che la distruttività umana è la
conseguenza di una società che impedisce la libera espressione
del piacere e della creatività nell’essere umano. Chiamerà
questa distruttività e questa negazione della vita peste
emozionale. Nel 1926, contemporaneamente al saggio di Freud
‘Inibizione, sintomo e angoscia, Reich pubblica ‘Die Funktion
des Orgasmus’, che erroneamente molti scambiano con la ‘Funzione
dell’Orgasmo’ pubblicato negli Stati Uniti nel 1945. In
quest’opera troviamo sul nascere tutti i semi del pensiero
reichiano. In primo luogo Reich critica la tendenza sempre più
diffusa nella psicoanalisi di considerare la libido come
un’energia psichica, e ribadisce che Freud invece inizialmente
aveva posto l’accento sulla valenza somatica di essa. Cito
testualmente le parole di Reich: ‘A causa dei rapidi progressi
compiuti dalla psicoanalisi nella ricerca delle cause psichiche
delle nevrosi, è impallidito l’interesse per il problema
dell’accumulazione della libido che originariamente era stata
concepita come un fenomeno somatico ‘. In seguito afferma che
l’energia sessuale repressa si accumula sul piano muscolare, e
che questo accumulo di tensione si trasforma in distruttività,
ponendosi, come abbiamo già visto, contro la teorizzazione di
Freud di un innato istinto di morte. Cito ancora una volta una
frase di Reich che condensa con chiarezza questi due enunciati:
‘L’irrequietezza motoria insorge perché l’eccitazione sessuale
insoddisfatta si ripercuote sull’apparato muscolare, ove però
non si manifesta come fenomeno sessuale, ma come spinta alla
distruzione ‘. Ed ancora: ‘Se l’istinto sessuale non viene
soddisfatto, l’impulso distruttivo aumenta’. L’odio dipende
dall’intensità della negazione dell’amore, e la distruttività
dall’intensità della stasi libidica’. Infine coglie le radici
sociali del problema, che erano certamente riconosciute dagli
psicoanalisti dell’epoca, ma sistematicamente ignorate. Reich
infatti pensava che non fosse sufficiente affrontare la nevrosi
dal punto di vista esclusivamente individuale, senza modificare
anche le strutture sociali e la morale coercitiva che
contribuiva a produrle e a perpetuarle. Reich era molto
sensibile alla dimensione del sociale, come tutti i grandi
rivoluzionari, e profuse molte energie nella politica, militando
sotto le fila del Partito Comunista. Anche in questo campo fu un
precursore perché nel 1928 istituì a Vienna i consultori
sessuali, aperti al proletariato e tramite questa esperienza si
rese conto di quanto esteso fosse il disagio sessuale, anche
nelle classi sociali più povere. Sull’argomento della sessualità
Reich è stato spesso frainteso e le sue scoperte sono state
banalizzate a tal punto da stravolgere completamente il suo
pensiero. Il luogo comune più ripetuto, tipo leggenda
metropolitana, dice che Reich sostiene che, per guarire dalle
nevrosi, basta fare spesso l’amore; questa interpretazione
riduce la sessualità ad un atto puramente meccanico che serve
per sfogare le tensioni accumulate. Niente è più lontano dal
vero perché egli affermava che proprio la sessualità meccanica
impedisce il completo abbandono al piacere e la fusione d’amore
con la persona coinvolta nel reciproco dono di sé. La sessualità
in Reich assume invece una dimensione più vasta, diventa
espressione dell’energia vitale di ogni individuo, fino al punto
di essere anche espressione della energia universale. Questo
concetto, tra l’altro, era molto conosciuto dagli orientali.
Inoltre egli unì sessualità e amore perché senza amore non può
esserci uno scambio profondo tra amanti e la sessualità diventa
un gesto arido ed automatico. Il principio della libertà
sessuale non significa quindi che tutti facciano l’amore con
tutti, ma s’intende per libertà un’esperienza più profonda ed
individuale che ha come presupposto il ritrovato contatto con il
proprio corpo e le emozioni ed anche lo scioglimento dei
condizionamenti e delle difese che impediscono all’essere umano
di realizzare uno stato d’integrazione. Le sue idee gli valsero
la scomunica del Partito Comunista che lo espulse nel 1933 e
mise al bando le sue opere, tacciandolo di reazionario e di
controrivoluzionario. Indicative sono le parole di un medico
comunista che disse: ‘Reich vuole trasformare le nostre
organizzazioni in altrettanti bordelli. ‘ Era già in atto quella
che Reich chiamerà ‘peste emozionale’; ovvero, tutti gli
individui corazzati, bloccati, congelati nelle loro emozioni,
carichi di violenza, sono nemici della libera espressione della
vita, siano essi rossi o neri. Nello stesso anno si tenne una
riunione segreta della Società Tedesca di Psicoanalisi in cui si
decise l’espulsione di Reich che due mesi prima aveva pubblicato
un libro storico, Psicologia di Massa del Fascismo, una bomba
che esplose e fece indignare i ben pensanti. In questo saggio
Reich formulò chiaramente la constatazione che la struttura
caratteriale degli individui si trasmette di generazione in
generazione e che esiste un preciso collegamento tra strutture
sociali e strutture caratteriali. L’uomo corazzato è un perfetto
gregario e la sua paura nei confronti della pulsazione vitale lo
rende incline a sottostare al potere. Dobbiamo ricordare che
siamo negli anni dell’ascesa di Hitler che si professava
‘socialdemocratico’ e di Stalin che doveva incarnare gli ideali
comunisti ! Questo libro è una denuncia acuta sui i meccanismi
psicologici di massa che consentono ad una dittatura di avere
successo, che sia una dittatura di destra o di sinistra. Reich
lo chiama fascismo nero e fascismo rosso. In questo periodo fu
calunniato da ogni parte. Subì una vera campagna di denigrazione
per tentare di affossarlo: era troppo scomodo per tutti. Il
grande tema che di cui si fece portatore era: come possono gli
individui incarnare ideali di libertà e di progresso, se non
sono liberi interiormente? Se sono separati dalle sensazioni
corporee e dalle emozioni, se vivono una sessualità misera e
pornografica, se sono carichi di violenza repressa, come possono
amare la vita, come possono esprimere la loro creatività? La
libertà è dunque uno stato di coscienza e non una condizione
esteriore. La vittima cerca sempre un carnefice e se viene
trattata umanamente si ribella. Pretende la sua dose di
umiliazione, vuole la sua prigione, come il cane che lecca la
mano del padrone che lo colpisce. Ascoltare questi discorsi fa
male; è preferibile far finta di niente, illudersi di essere
liberi, aggrappandosi ai piccoli privilegi. E come si
trasformano in carnefici le vittime, quando incontrano qualcuno
ancora più debole! Il capo violenta i suoi sottoposti che a loro
volta se la prendono con chi sta ancora più in basso. Quanti
uomini, pusillanimi coi superiori, diventano tiranni con la
moglie ed i figli, appena tornano a casa. Reich fu costretto a
lasciare Vienna ed iniziò il suo peregrinare. Dapprima in
Danimarca, con una puntata a Londra, dove fraternizzò con
Malinowski, e a Parigi, dove s’incontrò con i trotzkisti.
Intanto la campagna denigratoria dei comunisti continuò sempre
più feroce perché era evidente che ‘Psicologia di Massa del
Fascismo’ non parlava soltanto del fascismo, ma evidenziava i
meccanismi di potere anche della dirigenza comunista. Fu
accusato di demolire la base tradizionale della propaganda
marxista e gli fu dato del vigliacco. E’ di questo periodo uno
scritto di grande importanza dal titolo ‘Che cos’è la coscienza
di classe’ in cui, sovvertendo i principi marxisti, afferma che
la psicologia di massa è più importante della politica economica
perché, se non cambia la struttura caratteriale che fa da
supporto ad ogni logica di potere e non si promuove un’azione
concreta per soddisfare i bisogni umani, qualsiasi altro
intervento sociale è destinato al fallimento. Sono gli uomini a
creare le strutture e non viceversa. Questo semplice concetto lo
vediamo ogni giorno nella politica spicciola: vengono progettate
strutture e programmi che sulla carta funzionano e poi, appena
cominciano a diventare operativi, sono subito strumentalizzati
per fini egoistici e di potere. In Danimarca incontrò
l’ostracismo del partito comunista e nel 1934 si trasferì in
Svezia che dovette abbandonare perché non gli rinnovarono il
visto. Ritornò clandestinamente in Danimarca ed infine riuscì ad
ottenere una cattedra di Analisi del carattere in Norvegia, a
Oslo, in cui visse tranquillo per soli tre anni. Reich intanto
aveva iniziato le sue ricerche biologiche che costituiscono una
svolta ulteriore del suo pensiero. Ma la pace finì e ripresero
gli attacchi sulla sua teoria e sul metodo terapeutico che Reich
chiamava vegetoterapia, ovvero terapia del sistema
neurovegetativo. Nel 1937 lo psicoanalista norvegese Nissen che
tempo prima aveva recensito con entusiasmo alcune sue opere,
riferendosi al suo metodo, scrisse che ‘è un trattamento quasi
medico a sfondo rilassante’ che ‘serve solo a provocare
pericolose forme di eccitazione sessuale’. Ripresero gli
articoli scandalistici e le prese di posizione rigide della
medicina ufficiale. Il tema della sessualità continuava a
scatenare la peste emozionale intorno a Reich che infine accettò
di recarsi negli Stati Uniti per una serie di conferenze, su
invito del Dr. Wolf, membro della Società Americana di Medicina
Psicosomatica. Sbarcato in America nel 1940, Reich si dedicò con
tutto se stesso alla parte più geniale della sua ricerca, che è
anche la parte più controversa e meno compresa dagli studiosi,
persino da quelli che si schierano a suo favore. Nel 1937 in
Norvegia aveva iniziato a studiare la biologia, perché si era
accorto che esisteva una precisa correlazione tra l’aumento del
potenziale elettrico della pelle sulle zone erogene e
l’intensità del piacere orgastico. Aveva osservato che il
piacere non è soltanto legato alla sensazione fisica, ma che
c’era un altro aspetto, dovuto all’esistenza di una energia
vitale che scorre nel corpo. All’inizio pensò che si trattasse
di energia bioelettrica, ma poi si rese conto di essersi
imbattuto in un’altra forma di energia, sconosciuta alla
scienza, ma conosciutissima in oriente col nome di prana o di
Ki. Nella fisiologia esoterica dello yoga, del tantra e del
taoismo questa energia è considerata la base di ogni processo
vitale e dal suo modo di circolare dipende la salute dell’uomo.
L’aveva chiamata energia orgonica, da cui orgonomia la scienza
che la studia. Aveva altresì scoperto delle piccole vescicole di
vita, i bioni, che erano carichi di questa energia e da essi
presero l’avvio lo studio dei fenomeni cancerosi ed i primi
tentativi di cura per mezzo di un aggregato speciale di bioni
che avevano una più intensa carica di energia orgonica e che
paralizzavano la cellula cancerosa. Riuscì a filmare varie volte
il fenomeno descritto. Reich comprese di aver fatto una scoperta
incredibile e constatò che l’energia orgonica non era soltanto
negli organismi viventi, ma anche nell’atmosfera, e che si
irradiava dal sole. Con questa scoperta egli si collocò nel
filone del pensiero olistico ed integrale, ribadendo l’unione
dell’uomo con il cosmo. Nella sua essenza che cos’è l’amore, se
non l’espressione dell’intima unione delle parti? Respiro
divino, pulsazione assoluta, in cui si fondono attrazione ed
espansione. Potremmo tranquillamente inserire Reich nella
schiera dei Ricercatori d’Amore, inventando una confraternita
ideale a cui appartengono tutti coloro che sono mossi nella loro
vita dall’aspirazione alla verità ed alla conoscenza. Reich si
prodigò in ogni modo di dimostrare l’esistenza dell’energia
orgonica cosmica e ideò degli accumulatori orgonici che
funzionavano sulla base del principio che il materiale organico
attrae l’energia orgonica e il metallo la respinge. Con questi
strumenti fece esperimenti di terapia sul cancro. Si incontrò
persino con Einstein per sottoporgli dei fenomeni particolari
collegati all’accumulatore orgonico, ma dopo un inizio
favorevole di scambio, ci furono delle incomprensioni che gli
procurarono una grande delusione. Non entro nel merito, non
avendo le competenze specifiche, ma mi sento di osservare che
spesso i grandi uomini hanno anche un grande ego che li porta a
non saper comunicare con umiltà. Nel 1946 si trasferì nel Maine
in una piccola tenuta da lui battezzata Orgonon, in cui continuò
le sue ricerche biofisiche e nominò il famoso dott. Baker
‘training therapist’, ossia responsabile della formazione di
medici orgonomisti. Nel 1949 fu istituita la Fondazione Wilhelm
Reich, che aveva lo scopo di promuovere gli studi sull’energia
orgonica in tutte le sue manifestazioni. Ma ancora una volta le
persecuzioni su Reich ripresero. Una giornalista, la sig.ra
Brady, spacciandosi per una sua entusiasta sostenitrice, riuscì
ad avere un colloquio con la moglie di Reich, Ilse Ollendorf, e
da queste conversazioni prese spunto per scrivere una serie di
articoli diffamatori che, guarda caso, avevano riferimenti
sessuali. Diceva tra l’altro che gli accumulatori orgonici
avevano lo scopo di provocare l’orgasmo e che Reich li sfruttava
per arricchirsi. In realtà Reich da una vita adoperava la
maggior parte dei suoi guadagni per investirli in strumenti di
ricerca e tutta la sua teoria sull’orgasmo era volta a
dimostrare che qualsiasi forma di sessualità corrotta,
meccanica, perversa e senza Amore è il terreno sui cui
attecchisce l’incapacità di essere liberi. Ma così come si dice
che la bellezza è negli occhi di chi guarda, allo stesso modo lo
si può dire della sporcizia. Lo sguardo della peste emozionale è
uno sguardo corrotto, che sporca tutto ciò che incontra, perché
è nemico della vita in quanto ne ha paura. L’arma più potente
della peste emozionale è la calunnia perché si contagia con
rapidità. Eserciti di ben pensanti, rivestiti di buone
intenzioni, nascondono il fango che in realtà li muove nelle
loro azioni e si sentono persone degne, se trovano qualcuno da
perseguitare in nome della morale e della fede. Iniziarono le
indagini della Food and Drug Administration, potente
organizzazione di controllo, sulle attività di Reich e
soprattutto sulla cabina orgonica. Gli ispettori facevano strane
domande su cosa succedeva nei laboratori di Reich e nelle
fantomatiche cabine orgoniche. Anche in questo caso era espresso
chiaramente il sospetto di attività sessuali illecite. Le
indagini durarono fino al 1954, anno in cui la FDA citò Wilhelm
Reich in giudizio, affermando che l’energia orgonica non
esisteva e che le apparecchiature orgoniche erano una frode
volta a far arricchire Reich ed i suoi collaboratori. Per farla
breve, Reich decise di non presentarsi alla citazione perché
sosteneva che coloro che dovevano giudicarlo non erano
competenti delle sue ricerche. Ma il suo gesto, certamente
ingenuo ed idealistico, non tenne conto che la legge funziona
meccanicamente e non si pone problemi etici di alcun tipo.
Infatti il 1° maggio 1956 fu arrestato e condotto in manette al
tribunale di Portland. Fu sottoposto a perizia psichiatrica e fu
dichiarato perfettamente sano di mente. Il 25 maggio fu
condannato a due anni per disprezzo della corte e fu rilasciato
su cauzione. L’11 marzo 1957, dopo vari ricorsi d’appello, fu
incarcerato e, per abbreviare la sua detenzione, accettò di fare
da cavia per la sperimentazione di alcuni farmaci. Il 18
novembre 1957 lo trovarono morto in cella ed i giornali
riportarono che era morto per un attacco cardiaco. Reich è stato
un genio dalle brillanti intuizioni che ha spaziato in numerose
discipline. La scienza e la cultura hanno un grande debito verso
di lui. Ecco un uomo che ci ha dato una vera lezione d’Amore.
Tratto da
http://www.psicologiaolistica.it/
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
- è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico
- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali
per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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