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il carattere masochista
Dalla genesi della psicoanalisi freudiana il masochismo
indica due tipologie di comportamento nelle relazioni sociali.
La prima è il masochismo sessuale, una parafilia dove il dolore
e l’umiliazione sono desiderati perché consentono di sciogliere
le tensioni del corpo che impediscono il fluire dell’energia ai
genitali e ottenere l’eccitazione, sia psichica, sia fisica. La
seconda situazione indica una più pervasiva tendenza a esprimere
un’ampia gamma di comportamenti auto frustranti nella vita
sociale, emotiva e lavorativa. Nel 1924 Freud lo ha definito
masochismo morale e Reich nel 1941 lo ha ribattezzato masochismo
sociale.
Il masochismo sessuale
Il masochismo sessuale secondo Edmund Bergler trova la sua
origine nella megalomania infantile. Il bambino si considera al
centro dell’universo reagisce energicamente alle frustrazioni.
Tuttavia, il suo sistema muscolare non è ancora sufficientemente
sviluppato per consentirgli di esprimere tanta furia attraverso
la sua aggressività; la sua reazione si manifesta con il pianto,
con grida di rabbia, a volte sputando o pestando i piedi per
terra. La reazione dei genitori è spesso intrisa di rabbia e
raggiunge il bambino con punizioni e frustrazioni. In questo
conflitto il bambino non è in grado di vincere, la sua
aggressività, non potendo esprimersi all’esterno, si rivolge
all’interno, creando una condizione di masochismo psichico. Il
masochista è una persona che sembra provare piacere nell’essere
percosso o umiliato durante l’attività sessuale. Wilhelm Reich
dimostrò che il masochista non cerca il dolore e l’umiliazione,
ma l’eccitazione sessuale. Il piacere nel masochista non trae
origine dalle percosse e dalle umiliazioni, ma dall’eccitazione
sessuale, che succede alle percosse e/o alle umiliazioni.
Il meccanismo psichico classico che crea questa strana
associazione fra piacere e dolore può essere semplicemente
espresso in questi termini: “Se mi percuoti, riconosci la mia
natura sessualmente perversa e per punirmi non mi castri ma ti
limiti a picchiarmi”.
La punizione che il masochista cerca è sempre intesa in
sostituzione del castigo più temuto: la castrazione.
MASOCHISTA CLASSICO E MASOCHISTA PSICHICO.
La differenza tra il masochista classico dal masochista psichico
riguarda la modalità per ottenere le sofferenze.
Nel masochista psichico è l’umiliazione , non il dolore delle
percosse, a procurare lo stimolo necessario per lo sfogo
dell’eccitazione sessuale. Il meccanismo, tuttavia è lo stesso:
“Se tu mi umili e mi degradi, riconosci il mio tipo di
sessualità e mi punisci per essa senza castrarmi”.
In entrambi i casi, l’essenza del problema masochistico è
l’incapacità di esprimere l’impulso sessuale fuorché in
condizioni di umiliazione, degradazione e dolore, condizioni in
cui l’individuo perde il rispetto di se stesso. Il masochismo
può essere definito come la condizione psichica in cui
l’individuo ha perso il rispetto di sé. Esso è quindi legato a
forti sentimenti d’inferiorità compensati da un atteggiamento
interiore di superiorità.
Infatti, il masochista non prova attraverso le percosse o/le
umiliazioni un dispiacere, ma prova il piacere della distensione
che, per paura, può provare solo in quelle forme.
Ogni caso di masochismo, la situazione ha radici nel disprezzo
mostrato dai genitori per la personalità del bambino. Il
masochista non ha orgoglio semplicemente perché non ha mai avuto
la possibilità di sviluppare un senso d’orgoglio di sé e del
proprio corpo. La sessualità non può essere disgiunta dal corpo,
né il corpo dalla personalità.
Il masochismo infantile è evitabile se i genitori sono capaci di
risolvere i propri problemi salvaguardando reciprocamente
rispetto e dignità. Le liti feroci tra i genitori esondanti dal
conflitto di coppia per investire l’intero universo familiare,
agite in modo aperto, oppure in modo sotterraneo, o con entrambe
le modalità alternatamente, e le conseguenti svalutazioni,
umiliazioni che la coppia genitoriale si reca l’un l’altro,
costituiscono un modello che il bambino oggettualizza come sua
dinamica relazionale espressiva, ma anche protettiva nei
confronti della temuta castrazione, tipica del suo comportamento
sessuale.
Il rispetto di sé è l’unica qualità che distingue la sessualità
matura dalla sofisticazione sessuale. (Alexander Lowen, Amore e
Orgasmo, Feltrinelli, Milano, 1997, cap. VI° - pag. 112).
Il masochismo sociale
Il masochismo sociale è una pervasiva tendenza ad esprimere
un’ampia gamma di comportamenti auto-frustranti nella vita
sociale, emotiva e lavorativa. Uno stile di vita. Un problema
esistenziale di base in rapporto all’autodeterminazione e
all’autocontrollo. Può coesistere o meno con il masochismo
sessuale.
Il masochista percepisce come piacere ciò che dall'individuo
normale viene percepito come dispiacere. Freud aveva scoperto
che sadismo e masochismo formavano una coppia antitetica. Poi,
aveva scoperto che esisteva il sadismo orale, anale, fallico,
che si esprimeva come mordere, calpestare, perforare. Il sadismo
quindi, nasceva come reazione distruttiva contro la frustrazione
della pulsione.
In questa concezione il masochismo è una formazione secondaria
che consiste nel volgere contro se stesso la distruttività
sadica. Ma Freud, abbandona poi tutto questo ribaltando la sua
prima concettualizzazione teorica e affermando l'esistenza di
una tendenza biologica primaria all'autodistruzione, ossia la
pulsione di morte (thanatos) antagonista dell'eros.
Reich, con lo studio e le ricerche sul carattere masochista,
trova una risposta diversa, che confuta la teoria della pulsione
di morte. Non esiste una pulsione primaria autodistruttiva. Il
masochista segue, anche se in modo apparentemente distruttivo, e
quindi incomprensibile, il principio del piacere.
Il masochismo e i suoi modelli di autodifesa
Il masochismo può essere considerato un carattere trasversale
come il narcisismo, sono entrambe strutture caratteriali che
hanno rinunciato al proprio sé per modellarsi alle esigenze
degli altri.
Tuttavia, il narcisismo ed il masochismo presentano profonde
differenze tra loro:
Nel narcisismo si osserva un iper-adattamento allo scopo di
modellarsi e fondersi alle aspettative degli altri. Quando la
“fusione” porta a termine il suo obiettivo: “ora sono come tu mi
vuoi”, il narcisista perde il proprio sé corporeo e smette di
sentire la sua autenticità e, di conseguenza, non percepisce il
profondo dolore per questa perdita. Nel masochismo, struttura
caratteriale più evoluta rispetto il narcisismo, tutto il
“pantano” è autenticamente sofferto ed il corpo sente il
conflitto, ma senza riuscire a trovare una via d’uscita. Molti
comportamenti conseguenti sono orientati nel tentativo di uscire
da questa situazione.
Il masochista cerca il dolore per il piacere; l’unica via
d’uscita dal suo pantano è la liberazione esplosiva della sua
rabbia e della sua aggressività ingabbiata.
Dal punto di vista energetico il carattere masochista possiede
una enorme carica energetica che non nasce dalla deprivazione.
Al contrario, nel masochista è il troppo che diventa
problematico: troppo contatto, troppo nutrimento, troppo amore.
Successivamente, per lui diventa difficile ribellarsi a chi lo
ha così ben nutrito, non può opporsi al seno buono che lo ha
allattato. Questa situazione genera il pantano masochistico.
IL MASOCHISTA CREA IL SUO PANTANO PERCHE’ E’ IMPRIGIONATO DALLA
GRATITUDINE.
Eziologia (ricerca delle cause del masochismo)
Anche se episodi di volizione nel bambino siano riscontrabili
nel primo anno di vita, solo quando la locomozione eretta è
automatizzata e le prime capacità di parola si associano ad un
pensiero, nel fanciullo emerge con chiarezza il bisogno di
determinare la sua specifica espressione del sé e di opporsi
alla volontà degli adulti.
Con lo sviluppo della locomozione, della manipolazione degli
oggetti, della memoria e del linguaggio, il bambino acquisisce
una crescente opportunità di azione libera e indipendente dagli
adulti. Questa evoluzione incrementa il potenziale di conflitto
tra i suoi desideri di indipendenza, collegati soprattutto alla
sua naturale curiosità e i desideri delle figure accuditrici,
specialmente quando esse confondono il desiderio di esplorazione
con una sorta di perversa tendenza ad esporsi ai pericoli, che
spesso suscita nell’adulto ansia e livore. L’adulto si convince
che ogni azione repressiva sarà attuata per il bene del bambino
e questa giustificazione autorizzerà ogni eccesso orientato
verso la repressione.
I genitori sono autoritari e inclini a controllare
eccessivamente il bambino. Sono piuttosto invadenti e non
rispettano i dovuti confini. Questa costante situazione di
sopraffazione induce il fanciullo ad adattarsi, sopraffacendo i
suoi stessi impulsi aggressivi, ostili e vendicativi. Allo scopo
di non perdere il contatto e ricevere il sostegno indispensabile
per la sua crescita, il bambino sviluppa una personalità
compiacente e servile, con frequenti tratti passivo-aggressivi
che sfuggono alla sua consapevolezza.
Per comprendere il masochista occorre ricordare tutte le volte
in cui siamo stati picchiati o sgridati ingiustamente, senza la
minima possibilità di opposizione.
La rabbia impotente e introiettata, sperimentata in quelle
situazioni, ha molto in comune con la rabbia inconscia che
l’individuo masochista cova: "reprimo la rabbia, ma mi vendicherò!".
E’ l’imperativo che descrive il sentimento del demone
masochista. All’origine, la disparità di potere fu gigantesca,
non c’è stata altra via di fuga se non l’auto-frustrazione, a
difesa dell’orgoglio con una modalità perversa.
L’auto-sabotaggio, agito senza coscienza, rappresenta nel
masochista l’atto di aggressione che potrà in seguito negare con
facilità.
Ricorrendo ai rimproveri e alle punizioni, facendo appello
all’amore del bambino per la madre e minacciandolo di privarlo
dell’amore materno se non obbedisce, si determina uno stato di
confusione:
I suoi sentimenti di tenerezza sono collegati al blocco della
sua aggressività, l’aggressività bloccata impedisce la
tenerezza.
- DIRITTO NEGATO: di affermazione e di indipendenza.
- IDEALE DELL’IO: io sono un bravo bambino, sarò come tu mi
vuoi.
- ILLUSIONE DELL’IO: Se sarò bravo sarò amato, se oserò
ribellarmi o impormi tu mi umilierai e mi allontanerai
(negazione dell’assertività).
Gli studi di Stern (1985) affermano che a 24 mesi di età il
bambino inizia a pensare, rappresentare per simboli e articolare
il linguaggio in modo diverso, più evoluto dalla precedente
semplice capacità d’uso di alcune parole. Diversi ricercatori
hanno osservato che, sempre a due anni, il bambino inizia ad
evidenziare la tendenza a soddisfare le richieste degli altri ed
una significativa tendenza alla condiscendenza. (Stephen M.
Johnson, Stili Caratteriali, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia
(LT), 2004, pag. 228).
E’ possibile affermare che l’adattamento masochistico non
avviene che dopo i due anni, condizionato da un forte conflitto
di volontà perché il bambino accetti il doloroso compromesso del
modello auto frustrante rappresentato da questo tipo di
carattere.
Alice Miller (1987) ha reso un utilissimo servizio fornendoci
una antologia storiografica dei moltissimi saggi e manuali
ipocriti sull’educazione dei figli che insegnano ai genitori
metodi fondati sull’abuso per stabilire un inflessibile
controllo e spezzare la volontà del bambino. Questi includono un
continuo e gravissimo uso della forza, inganni, raggiri,
manipolazioni, umiliazioni e una degradazione palesemente
crudele. E’ l’ovvia motivazione per tutto ciò è il “bene del
bambino”. Questi metodi raccomandati per stabilire un controllo
assoluto iniziano già dai primissimi mesi di vita, con un sempre
maggiore grado di sofisticatezza delle tecniche autoritarie. Ad
esempio, Fay Sulzer (1748, citato in Miller, 1987) scriveva nel
suo Saggio sull’educazione de l’istruzione dei bambini:
Questi primi anni presentano, tra l’altro, anche il vantaggio
che si può far uso delle violenza e dei mezzi di costrizione.
Con il passare del tempo i bambini dimenticano tutto ciò che è
loro occorso nella prima infanzia. Se si riesce a privarli della
volontà in quel periodo, essi non ricorderanno mai più di averne
avuto una. (Ivi, pag. 231).
Anche se questi agghiaccianti manuali per genitori si
riferiscono ad un’epoca ormai lontana, l’obbedienza dei bambini
rappresenta un problema anche contemporaneo; esiste un
atteggiamento genitoriale autoritario giustificato considerato
“a fin di bene” che allontana i genitori dai sentimenti, dal sé
corporeo e, di conseguenza, dal radicamento/aderenza con la
realtà.
Non è raro che questi genitori agiscano, in modo inconscio, il
desiderio di esercitare sui figli l’autoritarismo che essi
stessi hanno subito dai loro genitori.
In tali condizioni, abusi fisici, sessuali e psicologici sono
somministrati con forme invasive, come frequenti clisteri,
alimentazione forzata ed esperienze continue di svalutazione e
umiliazione, che sottolineano sadicamente la debolezza e
l’impotenza del bambino. I fanciulli così trattati non possono
che interiorizzare questi modelli cattivi, questi legami
disfunzionali per una vita serena, che condizionano una
posizione di sottomissione, ma al tempo stesso di sotterranea
resistenza, ribellione e rivalsa.
In questa condizione, la devastazione prodotta dall’intrusione
dell’adulto obbliga il bambino a chiudersi per tentare di
costruire un confine al pressante e incessante assedio del
genitore. L’assedio colpisce costantemente l’espressione più
libera dell’elemento psicocorporeo: (controllo degli sfinteri,
libertà di movimento, libertà di mangiare secondo appetito, di
espressione, etc.).
IL MASOCHISMO PRIMARIO E IL MASOCHISMO SECONDARIO.
MASOCHISMO PRIMARIO.
Questa drammatica riduzione della libertà, in un periodo
particolare della vita del fanciullo (fase anale, due anni di
età circa), è la più devastante. Il bambino sarà costretto a
chiudersi per non essere invaso da un genitore che controlla
costantemente l’espressione più libera dell’elemento
psicocorporeo. Soprattutto il controllo degli sfinteri anali
precocemente, prima dei ventiquattro mesi (prima dei due anni il
bambino non è fisiologicamente in grado di controllare la
muscolatura sfinterica e quindi trattenere le feci), che
costringe il piccolo ad agire sulla muscolatura dei glutei e dei
vicini muscoli sinergici. Si aggiunge una invadente e costante
limitazione della libertà di muoversi.
Nell’adulto, quando il masochismo è più primario emerge la parte
anale, si sente nella sua pancia, trattiene tutto, l’effetto
psicosomatico più frequente è la stipsi.
MASOCHISMO SECONDARIO.
Il masochismo secondario è pre-edipico, si struttura più tardi,
intorno ai tre, quattro anni di età attraverso stadi evolutivi.
E’ raro che la stessa madre, incline ad invadere e sottomettere
i figli, non presenti un comportamento “castrante” durante tutto
il percorso evolutivo del bambino, è altrettanto raro osservare
il masochismo secondario privo di tracce risalenti a quello
primario.
L’infelicità dell’uomo dipende semplicemente da quello che
facciamo subire ai bambini: tutti i sistemi educativi inventati
dal super-Io finiscono per frantumare la personalità del
bambino, rendendo poi impossibile la spontaneità nell’adulto. Il
bambino è obbligato dalla repressione esercitata dagli adulti a
maltrattare il suo essere più profondo, diventando così
infelice. Durante la terapia, quando riaffiora e si scarica
tutta questa sofferenza, la persona può tornare a essere felice
e a riprovare l’onda oceanica. (Gerda Boyesen, Tra psiche e
soma, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1999, capitolo III, pag.
96).
3.3. Stadi evolutivi
Per comprendere nel concreto la situazione che condiziona nel
bambino la posizione masochistica, facciamo un esempio:
immaginiamo un bambino che mentre gioca
allegramente sulla spiaggia, in una assolata giornata di agosto,
si allontana dalla sua mamma. In questa atmosfera serena, le
onde del mare scivolano sul bagnasciuga, alcuni bambini scavano
buche e si divertono plasmando la sabbia, gli adulti sono
sorridenti. All’improvviso, l’urlo di una mamma che pronuncia il
nome del figlio con tono alto e vibrato, blocca il bimbo e pone
fine alla sua interessante esplorazione.
La mamma lo raggiunge velocemente: “come mai, proprio tu, mi fai
questo? Quando non ti vedo perché ti allontani, mi si spezza il
cuore!”
Il bambino si sente in colpa per essersi allontanato. Segue una
sottomissione masochistica per adattamento alla relazione con
una madre ansiosa e colpevolizzante. Molto diversa invece, è la situazione del bambino costretto a
stare fermo sul lettino e prendere il sole per abbronzarsi, in
quest’ultimo caso non c’è relazione con la madre. In
quest’ultimo caso la costrizione imposta è più vicina agli
elementi strutturanti della posizione narcisistica.
Gli stadi evolutivi del masochismo sono quattro:
- Il bambino naturale si trova a suo agio ed ha fiducia
nell’ambiente esterno, è un bambino vibrante.
- Le condizioni ambientali creano la ferita primaria, emerge la
dimensione della difesa dal suo sé naturale. In questo modo il
bambino inizia a rinunciare alla sua autenticità.
- Stadio della dimensione masochistica: paura e terrore.
Distrutto e tradito, comincia a tradire se stesso e ad adottare
comportamenti autodistruttivi. Sogna la libertà ma ha paura di
impazzire, entra nel pantano masochistico.
- Il quarto stadio è la dimensione narcisistica del masochismo
di paura e terrore. Il bambino comincia a pretendere di essere
ciò che altri si aspettano che lui sia, invece che seguire gli
impulsi naturali. Nega il suo sé naturale per paura di impazzire
e si identifica con il suo falso sé. Perde la coscienza del
conflitto e si dissocia.
In questa ultima fase è importante sottolineare le differenze
sostanziali degli imperativi del masochista e del narcisista:
NARCISISMO: devo superare la vergogna; se non sento più nulla,
posso fare quello che voglio
MASOCHISMO: devo superare l’umiliazione; sento la frustrazione
e mi carico il peso della situazione
Il corpo e la situazione del masochista
Il corpo di un individuo è modellato dalla sua condizione
bioenergetica. Nella struttura masochista, a differenza di
quella orale, la carica energetica interessa tutto il corpo. Ma
questa carica è tutta costretta verso l’interno, anche se non
“congelata”. Per questa intensa ritenzione energetica, gli
organi più periferici presentano una carica debole,
insufficiente per scarica e liberazione; di conseguenza ogni
azione espressiva è limitata. La ritenzione è talmente forte da
causare una compressione e un crollo dell’organismo.
Il crollo avviene alla vita, quando il corpo si piega sotto il
peso delle tensioni. Gli impulsi diretti verso il basso e verso
l’alto sono soffocati nel collo e alla vita; si spiega così la
forte tendenza all’ansia, tipica di questa personalità.
E’ fortemente limitata l’estensione del corpo che non riesce a
tendersi o protendersi verso l’esterno.
Il masochista sembra soffrire nei movimenti di estensione e non
manca di sottolinearlo con smorfie e tensioni facciali che
accompagnano l’allungamento, soprattutto degli arti superiori.
La minore estensione è causa dell’accorciamento della struttura.
Inoltre, nei momenti di sofferenza (esercizi fisici di
resistenza), difficilmente si concede di
interrompere l’attività, tende a resistere stoicamente.
Caratteristiche fisiche
Un corpo basso, tarchiato e muscoloso è tipico della struttura
masochistica. Non è raro osservare un’abbondante crescita del
pelo corporeo, come se i suoi confini rivendicassero una
estensione, per controbilanciare le difficoltà di allungamento
verso l’esterno.
Il collo si presenta corto e grosso, perché il masochista tende
a tenere il capo incassato.
Come se fosse messo giù dalla testa da una potente mano che lo
comprime per impedirgli di sognare, mentre una voce scandisce i
suoi doveri: “sarai il bastone della mia vecchiaia, posso
contare solo su te, tu non mi tradirai mai, etc.” Questa
situazione crea una forte tensione al collo che impedisce alla
voce di esprimersi liberamente. Possiamo osservare
frequentemente occhiaie che circondano gli occhi e offuscano la
luminosità dello sguardo, come per annunciare che in quella zona
qualcosa non circola bene.
La vita è corta e grossa e presenta un avanzamento della pelvi
che condiziona una cronica contrazione dei glutei, tale da fare
apparire il sedere appiattito. Una postura che ricorda
l’immagine di un cane con la coda tra le gambe. In questo modo
il corpo si piega a livello della vita e si accascia. E’
presente un enorme punto di tensione nell’ano che diffonde
circondando la cerniera lombo-sacrale e includendo la pancia.
Una situazione posturale che ricorda un bozzolo chiuso e difeso,
dove non è possibile entrare.
La testa è molto carica energeticamente, si trova come
“incassata” nelle spalle; il collo taurino è come stretto in una
morsa.
Il viso comunica ingenuità ed innocenza, con l’aumentare dello
stress può contrarsi esprimendo una smorfia di dolore; la gola,
la bocca e le mascelle si presentano spesso serrate.
Dallo sguardo traspaiono occhi sospettosi.
Il torace e la sua muscolatura sono ipertrofici, presentano una
forza straordinaria.
Gli arti inferiori presentano femori corti, una grande quantità
di cellule adipose che fasciano i muscoli quadricipiti e
bicipiti femorali, comunque forti e tonici, le fanno apparire
grosse; i polpacci sono grossi per ipertrofia muscolare.
La deambulazione in una permanente situazione di pressione
dall’alto, (come se fosse messo giù dalla testa da una potente
mano che lo comprime per impedirgli di sognare e un avanzamento
della pelvi che condiziona una cronica contrazione dei glutei,
tale da fare apparire il sedere appiattito), imprime una
particolare condizione delle articolazioni della catena estensoria degli arti inferiori:
I. Anca retroversa,
II. Rotula avanzata rispetto all’asse del tronco, come
conseguenza dello squilibrio della cerniera lombo-sacrale
III. Aumento della escursione articolare della tibio-tarsica
(caviglia) per controbilanciare la proiezione in avanti e
mantenere una buona condizione di equilibrio all’interno di una
situazione articolare generale fuori armonia dinamica.
IV. L’escursione articolare amplificata della caviglia
condiziona un maggiore lavoro (massa x accelerazione x
spostamento), dove l’escursione articolare interviene sullo
spostamento, la massa è costituita dal peso del soggetto e
l’accelerazione dallo stile di camminata.
V. Il lavoro (resistenza locale) di un distretto muscolare
condiziona la stimolazione, il cui fisiologico processo di
adattamento è l’incremento del patrimonio proteico (aumento
numerico delle miofibrille nella fibra muscolare = ipertrofia
muscolare).
Per questi motivi i muscoli polpacci del carattere masochista
sono particolarmente sviluppati e possono essere considerati con
caratteristiche opposte a quelli del carattere schizoide,
proprio per i diversi adattamenti alle opposte situazioni
posturali: il primo “pressato” verso il basso, il secondo
“sospeso” in alto.
I piedi presentano una caratteristica simile a quella
riscontrabile nel carattere orale, hanno l’arco plantare
collassato. Si differenziano dal carattere orale per la
sottigliezza delle caviglie e per la scarsa definizione dei
dettagli plantari: dita, dorso talloni appaiono tozzi e privi di
una netta separazione.
La pelle dei caratteri masochisti tende ad avere una sfumatura
bruna, dovuta al ristagno energetico.
Situazione psicologica
Il masochismo, unitamente al narcisismo, sono strutture
caratteriali che hanno rinunciato al proprio sé per rimodellarsi
alle esigenze degli altri.
Nel narcisismo agisce un iper-adattamento per modellarsi e fondersi alle
aspettative degli altri. Come reazione il narcisista ha inibito
fortemente il sentire il proprio conflitto interiore (non sento
più nulla e posso fare quello che voglio).
Il genitore non possiede una parte buona che innesca la
gratitudine.
Il narcisista nega il suo sé per ché è stato ingannato.
La dimensione del narcisista è la vergogna. Nel masochismo,
carattere più evoluto, tutto il pantano è sofferto e il corpo sente il conflitto, ma
sta nel conflitto senza trovare una via d’uscita (sento la
frustrazione e mi carico il peso). Molti comportamenti sono
volti ad uscire dalla situazione stagnante. Il genitore possiede
quella parte buona che innesca la gratitudine (più energia,
anche muscolare). Il masochista nega il suo sé per amore,
legame, attaccamento.
La dimensione del masochista è l’umiliazione.
Per effetto del suo forte controllo, nel masochista
l’aggressività è molto limitata, così come la sua
autoaffermazione. L’autoaffermazione è sostituita dal continuo
lamentoe dalle lagnanze, anche sotto forma di piagnisteo. Il
gemito è la sola espressione vocale che si libera facilmente
dalla gola, contratta e soffocata.
La sua carica energetica è stagnante per via del suo forte
controllo che crea in lui la sensazione di essere impantanato,
incapace di muoversi liberamente. E’ caratteristico
l’atteggiamento di sottomissione e di compiacenza. A livello
cosciente il masochista si identifica con il tentativo di
compiacere, ma a livello inconscio questo atteggiamento è
contraddetto dalla presenza di astio, negatività e ostilità.
(Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli, Milano, 2004, cap.
V° - pag. 144).
Il masochista cerca il dolore per il piacere, l’esplosione è la
sua unica via d’uscita dal pantano. La sua struttura presenta
una grande carica energetica, infatti non nasce dalla
deprivazione. Al contrario, nel masochismo è il troppo che
diventa problematico (troppo contatto, nutrimento, amore, nelle
prime fasi della vita). Successivamente, diventa assai difficile
ribellarsi a chi lo ha ben nutrito, al seno che lo ha allattato.
E’ proprio questa situazione che crea il pantano, dentro il
quale egli è imprigionato dalla gratitudine.
Il masochista è assolutamente solido e porta avanti gli
obiettivi dati per costrizione, senza piacere e con dolore. Al
contrario, per il carattere rigido raggiungere gli obiettivi
provoca piacere, riesce in questo modo a sedurre gli altri, il
masochista non è seducente e fa tutto per dovere, se lo impone.
Prigioniero di questa modalità, gli è difficilissimo dire di no.
Riguardo agli obiettivi, nel masochista è presente un sabotatore
interno che lo trascina nel fallimento. E’ attirato a seguire
l’autorità, ma è portato a fare del sabotaggio. Sabota la sua
autorità interna (sé ideale) e non fa movimenti adeguati per
raggiungere gli obiettivi, in costante conflitto con l’autorità
stessa.
Sottomissione e sabotaggio si fondono in un “liquame” nel quale
si impantana senza riuscire mai ad uscirne completamente.
Il masochista usa l’energia (lavoro) per obbedienza, non per un
obiettivo. Nelle relazioni con gli altri solleva complicazioni,
è dispettoso, sabotante. E’ presente una forte rabbia, ma può
permettersi di essere cattivo solo se l’altro è cattivo; così ha
affinato col tempo una peculiare abilità: porta l’altro ad
esplodere, così può esplodere anche lui. Essere maldestro è una
tattica e non uno stato, potrà dimostrare in futuro di non
averlo fatto apposta.
In sintesi, l’aggressività è sostituita da un comportamento
provocatorio, agito con lo scopo di ottenere una reazione
dell’altra persona abbastanza forte da permettere a lui di
sentirsi nella posizione di avere ragione. La sensazione di
essere nel giusto e la reazione forte dell’altro sono gli
ingredienti necessari per consentire al masochista di reagire in
modo violento ed esplosivo.
Nel masochista è sempre presente un senso di colpa.
Il piagnucolio della voce e la mania di tormentare il prossimo
Il masochista possiede un sistema energetico fortemente
caricato, che può bloccarsi tra due impulsi antagonistici:
“desiderio di espressione, paura delle conseguenze”, ma è
comunque facile suscitarne l’affetto. In terapia non è
infrequente ascoltare il piagnucolio della voce del masochista.
In un caso clinico citato da Alexander Lowen è descritto, in un
passaggio, proprio questa situazione.
...Era necessario analizzare il piagnucolio della voce. Non
appena glielo feci notare, affiorò il risentimento contro di me.
Non facevo abbastanza per aiutarlo, per me egli provava
disprezzo, ma tutto ciò si esprimeva in una voce lamentosa. Ecco
dunque la provocazione masochista sussurrata timidamente: “Non
sei in gamba, non puoi aiutarmi.”
La mania masochista di tormentare il prossimo, il lamento
masochista, la provocazione masochista e la sofferenza
masochista si spiegano sulla base del mancato soddisfacimento
fantastico o reale di un desiderio d’amore inesaudibile e
qualitativamente sempre più intenso. Questo meccanismo è tipico
del carattere masochista, non si manifesta in nessun’altra forma
di nevrosi.
Ma perché il bisogno di amore è inesaudibile? Reich dice: “Il
carattere masochista cerca di legare la tensione interiore e
l’angoscia incombente ricorrendo a un metodo inadeguato, cioè
con l’invocazione dell’amore sotto forma di provocazioni e di
ostinazione”.
Naturalmente il tentativo non può che fallire, e il carattere
masochista è prossimo alla consapevolezza di questo inevitabile
fallimento, ripetutosi più volte, e addirittura lo riconosce. A
un certo livello egli vuole che il tentativo fallisca, per tre
principali motivi:
- Bisogno di sperimentare la punizione,
Il fallimento sottolinea e giustifica la sua inadeguatezza e
il biasimo può essere riversato sugli altri,
Il masochista teme il successo perché lo porta alla ribalta,
suscitando forti angosce associate all’esibizionismo.
I continui fallimenti mantengono il paziente nel suo pantano.
Dentro il suo pantano, il masochista è come un ubriaco caduto in
un rigagnolo. Piagnucola in cerca di aiuto, ma quando il buon
samaritano gli tende una mano, lo tira giù nel rigagnolo
affinché si sporchi.
Non si tratta di una volontà cosciente: è il risultato
inevitabile del modello di comportamento del carattere
masochista. Per capire il problema bisogna immaginare il
masochista come un individuo profondamente umiliato che si sente
inferiore.
Il suo comportamento può essere interpretato come: “Vedi, non
sei migliore di me.” La storia della sua infanzia non lascia
dubbi sulle umiliazioni subite. (Alexander Lowen, Il linguaggio
del corpo, Feltrinelli, Milano, 1981, cap. X° - pag. 175)
Per rispondere liberamente alle situazioni della vita, il
masochista deve riuscire a liberarsi del suo fardello, questo è un importante obiettivo della sua terapia.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
- è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico
- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali
per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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