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la motivazione, motivare qualcuno
Ogni comportamento umano è orientato dalla motivazione al
soddisfacimento di un bisogno o di un desiderio.
La motivazione può essere conscia (consapevole) o inconscia (non
riscontrabile immediatamente, della quale non si è
consapevolmente coscienti), ma senza di essa
e in assenza di un bisogno insoddisfatto, l'individuo non agisce
alcun
comportamento.
Motivare qualcuno a fare qualcosa significa indurlo ad attuare
il
comportamento che si desidera ottenere da lui.
Facciamo un esempio, utilizzando nomi di fantasia:
Sabrina voleva che Piero, suo marito, la ascoltasse. Se
non lo avesse motivato, il comportamento di Paolo si sarebbe
orientato
a soddisfare un proprio interesse specifico di quel momento (come
ascoltare musica); motivandolo, lei lo induce a distogliere la
attenzione dal comportamento precedente e ad indirizzarlo verso il soddisfacimento di un altro dei suoi
bisogni (in questo caso il suo bisogno di riconoscimento).
Quindi, motivare qualcuno significa indurlo a rinunciare ad un
vecchio modello di comportamento in favore di uno nuovo.
Dobbiamo tenere presenti alcuni elementi:
- solo un comportamento momentaneo può essere influenzato
immediatamente,
- ogni comportamento abituale è la risultante di processi di
apprendimento,
- ogni cambiamento di un comportamento abituale presuppone,
necessariamente, un nuovo processo di apprendimento,
- ogni processo di apprendimento richiede tempo.
Per comprendere meglio quanto abbiamo affermato, proviamo a fare
un esperimento: proponiamoci di fare un qualsiasi cambiamento di comportamento
all'interno delle nostre consolidate abitudini.
Per esempio, potremmo incominciare da questo momento a tenere la
cornetta del telefono con la mano sinistra e a comporre il
numero con la destra (per i mancini il contrario), piuttosto che
continuare con le nostre abitudini. Ci accorgeremo che, nonostante il nostro fermo
proposito di attuare tale comportamento, ci occorreranno
molti e molti giorni prima di riuscire ad adottare regolarmente il nuovo
comportamento senza sbagliare. Tuttavia, il processo di apprendimento può essere abbreviato se c'è un
riconoscimento della nuova prestazione (denominato "carezze" da parte del
prossimo).
In ogni caso, OGNI PROCESSO DI APPRENDIMENTO RICHIEDE SEMPRE UN CERTO TEMPO
Ogni nuovo comportamento deve essere appreso ed esercitato,
anche nel campo della comunicazione. Ma come ottenere un
cambiamento? Come motivare un individuo? Facendo leva su uno dei suoi bisogni insoddisfatti e
mostrandogli il comportamento adeguato per soddisfarlo. Dovremo tener presente che l'altro sarà tanto più motivato,
quanto meglio riuscirà ad immaginarsi la situazione da
raggiungere.
Si può motivare qualcuno aiutandolo a soddisfare i suoi bisogni.
Per la vita di relazione in genere e anche per la vita di coppia, questo significa:
- Riconoscere i bisogni dell'altro;
- Definire la soddisfazione del bisogno come obiettivo;
- Suggerire il comportamento che permette all'altro di
raggiungere l'obiettivo.
Motivazione, però, non significa manipolazione. Nella manipolazione vengono soddisfatti solo i bisogni del
manipolatore, mentre i bisogni del manipolato non vengono presi
in considerazione. Alla fine solo il manipolatore è soddisfatto
ed il manipolato, quando se ne accorgerà, se ne avrà a male con
lui. Occorre fare molta attenzione a non confondere la
motivazione con la manipolazione:
La regola per una
motivazione ottimale, quindi bilaterale, è che entrambe le persone, a cose fatte,
siano soddisfatte (in quanto sono stati soddisfatti i bisogni di
entrambi).
Per cambiare il comportamento di qualcuno è necessario
sostituire alla vecchia motivazione una nuova motivazione: ciò
comporterà la sostituzione del vecchio comportamento con un
nuovo comportamento perché si è posto un nuovo obiettivo. Non
sempre riusciamo a motivare qualcuno in positivo, se questo
accade sarà necessario passare ad un tipo di motivazione in
negativo.
La motivazione negativa , detta da Herzberg " KITA ",
significa indurre l'altro mediante pressioni e/o la minaccia di
punizioni a darsi da fare per raggiungere l'obiettivo. Questo
approccio è sempre sconsigliabile nei rapporti di affetto dove
la comprensione ed il sostegno sono elementi fondanti del
rapporto.
La motivazione positiva è stata paragonata da Herzberg al
processo di tenere una carota davanti al muso dell'asino, vale a
dire mostrare all'altro quale appagamento di bisogno si può
ottenere perseguendo l'obiettivo che gli si prospetta.
Può accadere che alcuni problemi richiedano un tal dispendio di
energie, nel tentativo di una motivazione positiva, che non ne
valga la pena. Inoltre, la capacità di motivazione del singolo
dipende molto dal suo orientamento all'essere o al fare.
La motivazione negativa può avere successo se si osservano
alcune regole:
- Occorre che prima si sia cercato di ottenere un
risultato impiegando la motivazione positiva e che solo in
caso di insuccesso si passi a quella negativa. In tal modo
avremo dimostrato all'altro un autentico interesse che
influenzerà positivamente il seguito della comunicazione;
- Non ci si deve rammaricare di attuare una motivazione
negativa, dopo aver fatto tutto il possibile per trovare una
soluzione ottimale;
- Non si dovrebbe scambiare la motivazione negativa con una
dittatura. Servirsi della motivazione negativa significa indurre
qualcuno a raggiungere un obiettivo facendo pressioni su di lui
(mentre in caso di motivazione positiva ci arriva da solo);
- La motivazione negativa è necessariamente connessa con uno
stretto controllo, poiché non appena viene meno la pressione,
viene meno la prestazione. A dimostrazione che la motivazione
negativa non dovrebbe mai essere attuata nei rapporti
d'amore, non si può trascorrere una vita con il "fucile
in mano", i rapporti di profondo affetto richiedono un
serio investimento di tempo, energie e risorse per
intraprendere la strada della motivazione positiva, in
qualsiasi situazione normale. Certo, in caso di reale
pericolo ed urgenza è imperativo ricorrere alla motivazione
negativa e poi esplicitare la situazione di assoluta urgenza
e necessità, facilmente condivisibile dall'altro. Ad
esempio, un padre comunica un imperativo minaccioso al
proprio bambino, emettendo un urlo bestiale, per farlo
fermare subito ed evitare che sia investito da una auto che
in quel momento il bambino non aveva visto, ma il padre si.
In campo lavorativo, la motivazione negativa se e è associata al riconoscimento della dignità umana e a
chiarezza di obiettivi, può essere
impiegata senza che i collaboratori si sentano maltrattati.
La motivazione positiva, al
contrario di quella negativa, non ha bisogno di alcuna pressione
perché l'individuo ha fatto suo il nuovo obiettivo; ci richiede
solo di esprimere ogni tanto il nostro riconoscimento per la sua
sensibilità.
In conclusione, la motivazione in
presenza di rapporti
affettivi può essere solo positiva, quella negativa tradisce il
rapporto di amore, che per sua natura non può e non deve
ispirarsi al comando, i sentimenti positivi non possono essere
pretesi ma solo conquistati; per i rapporti professionali e di
lavoro, quando l'interlocutore possiede una sufficiente maturità
e sensibilità, vale la pena che un capo si interessi ai bisogni
dei suoi collaboratori, per poter soddisfare meglio, di
conseguenza, anche i propri.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
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ansia e attacchi di panico
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per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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