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la motivazione, motivare qualcuno

Ogni comportamento umano è orientato dalla motivazione al soddisfacimento di un bisogno o di un desiderio.

La motivazione può essere conscia (consapevole) o inconscia (non riscontrabile immediatamente, della quale non si è consapevolmente coscienti), ma senza di essa e in assenza di un bisogno insoddisfatto, l'individuo non agisce alcun comportamento.

Motivare qualcuno a fare qualcosa significa indurlo ad attuare il comportamento che si desidera ottenere da lui. Facciamo un esempio, utilizzando nomi di fantasia:

Sabrina voleva che Piero, suo marito, la ascoltasse. Se non lo avesse motivato, il comportamento di Paolo si sarebbe orientato a soddisfare un proprio interesse specifico di quel momento (come ascoltare musica); motivandolo, lei lo induce a distogliere la attenzione dal comportamento precedente e ad indirizzarlo verso il soddisfacimento di un altro dei suoi bisogni (in questo caso il suo bisogno di riconoscimento).

Quindi, motivare qualcuno significa indurlo a rinunciare ad un vecchio modello di comportamento in favore di uno nuovo. Dobbiamo tenere presenti alcuni elementi:

  1. solo un comportamento momentaneo può essere influenzato immediatamente,
  2. ogni comportamento abituale è la risultante di processi di apprendimento,
  3. ogni cambiamento di un comportamento abituale presuppone, necessariamente, un nuovo processo di apprendimento,
  4. ogni processo di apprendimento richiede tempo.

Per comprendere meglio quanto abbiamo affermato, proviamo a fare un esperimento:
proponiamoci di fare un qualsiasi cambiamento di comportamento all'interno delle nostre consolidate abitudini. Per esempio, potremmo incominciare da questo momento a tenere la cornetta del telefono con la mano sinistra e a comporre il numero con la destra (per i mancini il contrario), piuttosto che continuare con le nostre abitudini. Ci accorgeremo che, nonostante il nostro fermo proposito di attuare tale comportamento, ci occorreranno molti e molti giorni prima di riuscire ad adottare regolarmente il nuovo comportamento senza sbagliare. Tuttavia, il processo di apprendimento può essere abbreviato se c'è un riconoscimento della nuova prestazione (denominato "carezze" da parte del prossimo).

In ogni caso,
OGNI PROCESSO DI APPRENDIMENTO RICHIEDE SEMPRE UN CERTO TEMPO

Ogni nuovo comportamento deve essere appreso ed esercitato, anche nel campo della comunicazione. Ma come ottenere un cambiamento? Come motivare un individuo?
Facendo leva su uno dei suoi bisogni insoddisfatti e mostrandogli il comportamento adeguato per soddisfarlo. Dovremo tener presente che l'altro sarà tanto più motivato, quanto meglio riuscirà ad immaginarsi la situazione da raggiungere.

Si può motivare qualcuno aiutandolo a soddisfare i suoi bisogni. Per la vita di relazione in genere e anche per la vita di coppia, questo significa:

  1. Riconoscere i bisogni dell'altro;
  2. Definire la soddisfazione del bisogno come obiettivo;
  3. Suggerire il comportamento che permette all'altro di raggiungere l'obiettivo.

Motivazione, però, non significa manipolazione.
Nella manipolazione vengono soddisfatti solo i bisogni del manipolatore, mentre i bisogni del manipolato non vengono presi in considerazione. Alla fine solo il manipolatore è soddisfatto ed il manipolato, quando se ne accorgerà, se ne avrà a male con lui. Occorre fare molta attenzione a non confondere la motivazione con la manipolazione:

La regola per una motivazione ottimale, quindi bilaterale, è che entrambe le persone, a cose fatte, siano soddisfatte (in quanto sono stati soddisfatti i bisogni di entrambi).

Per cambiare il comportamento di qualcuno è necessario sostituire alla vecchia motivazione una nuova motivazione: ciò comporterà la sostituzione del vecchio comportamento con un nuovo comportamento perché si è posto un nuovo obiettivo. Non sempre riusciamo a motivare qualcuno in positivo, se questo accade sarà necessario passare ad un tipo di motivazione in negativo.

La motivazione negativa , detta da Herzberg " KITA ", significa indurre l'altro mediante pressioni e/o la minaccia di punizioni a darsi da fare per raggiungere l'obiettivo. Questo approccio è sempre sconsigliabile nei rapporti di affetto dove la comprensione ed il sostegno sono elementi fondanti del rapporto.

La motivazione positiva è stata paragonata da Herzberg al processo di tenere una carota davanti al muso dell'asino, vale a dire mostrare all'altro quale appagamento di bisogno si può ottenere perseguendo l'obiettivo che gli si prospetta.

Può accadere che alcuni problemi richiedano un tal dispendio di energie, nel tentativo di una motivazione positiva, che non ne valga la pena. Inoltre, la capacità di motivazione del singolo dipende molto dal suo orientamento all'essere o al fare.

La motivazione negativa può avere successo se si osservano alcune regole:

  1. Occorre che prima si sia cercato di ottenere un risultato impiegando la motivazione positiva e che solo in caso di insuccesso si passi a quella negativa. In tal modo avremo dimostrato all'altro un autentico interesse che influenzerà positivamente il seguito della comunicazione;
  2. Non ci si deve rammaricare di attuare una motivazione negativa, dopo aver fatto tutto il possibile per trovare una soluzione ottimale;
  3. Non si dovrebbe scambiare la motivazione negativa con una dittatura. Servirsi della motivazione negativa significa indurre qualcuno a raggiungere un obiettivo facendo pressioni su di lui (mentre in caso di motivazione positiva ci arriva da solo);
  4. La motivazione negativa è necessariamente connessa con uno stretto controllo, poiché non appena viene meno la pressione, viene meno la prestazione. A dimostrazione che la motivazione negativa non dovrebbe mai essere attuata nei rapporti d'amore, non si può trascorrere una vita con il "fucile in mano", i rapporti di profondo affetto richiedono un serio investimento di tempo, energie e risorse per intraprendere la strada della motivazione positiva, in qualsiasi situazione normale. Certo, in caso di reale pericolo ed urgenza è imperativo ricorrere alla motivazione negativa e poi esplicitare la situazione di assoluta urgenza e necessità, facilmente condivisibile dall'altro. Ad esempio, un padre comunica un imperativo minaccioso al proprio bambino, emettendo un urlo bestiale, per farlo fermare subito ed evitare che sia investito da una auto che in quel momento il bambino non aveva visto, ma il padre si.

In campo lavorativo, la motivazione negativa se e è associata al riconoscimento della dignità umana e a chiarezza di obiettivi,  può essere impiegata senza che i collaboratori si sentano maltrattati.

La motivazione positiva, al contrario di quella negativa, non ha bisogno di alcuna pressione perché l'individuo ha fatto suo il nuovo obiettivo; ci richiede solo di esprimere ogni tanto il nostro riconoscimento per la sua sensibilità.

In conclusione, la motivazione in presenza di rapporti affettivi può essere solo positiva, quella negativa tradisce il rapporto di amore, che per sua natura non può e non deve ispirarsi al comando, i sentimenti positivi non possono essere pretesi ma solo conquistati; per i rapporti professionali e di lavoro, quando l'interlocutore possiede una sufficiente maturità e sensibilità, vale la pena che un capo si interessi ai bisogni dei suoi collaboratori, per poter soddisfare meglio, di conseguenza, anche i propri.


Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147

 

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