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psicoterapia, motivazione e obiettivo
MODELLI D’INTERVENTO
Il lavoro in psicoterapia è favorito quando si restituisce alla persona la motivazione e
l’obiettivo. Poiché la motivazione e l’obiettivo sono nascosti
nell’inconscio, occorre un lavoro capace di raggiungerlo e
dargli voce. La prassi psicoanalitica, punto di partenza per tutte le
psicoterapie, si fonda su due pilastri: il Processo
terapeutico e il Setting.
Sia il Processo terapeutico che il Setting risentono del
modo in cui viene interpretata l’origine del disagio e le
tecniche ritenute più funzionali per intervenire su quel
disagio. Con Freud il concetto di psicopatologia è legato al
conflitto che si svolge sia tra le forze interne (Es, Io e
Superio) che tra queste e la realtà. Con l’evolversi della teoria e della tecnica psicoanalitica
il modello del conflitto viene parzialmente superato da due
movimenti, la “Psicologia del Sé”, negli Stati Uniti e la
teoria delle “Relazioni Oggettuali”, in Europa, specialmente
nella scuola britannica.
La Psicologia Psicoanalitica del Sé, ideata dallo psicoanalista austriaco Heinz Kohut, è uno dei pilastri della psicologia dinamica. Il costrutto psicologico è nato come necessità di un modello che spiegasse le problematiche
narcisistiche
a diversi livelli di intensità dei pazienti che Kohut aveva in cura.
Il pilastro di questa teoria è la presenza dell'entità psichica del Sé, ossia di quella totalità psichica propria dell'individuo che si sviluppa e si consolida in funzione dell'Io ed emerge tramite il riconoscimento empatico dell'altro. Il nucleo del Sé di un individuo si forma dal primo al terzo anno di età.
La teoria delle relazioni oggettuali è una teoria psicodinamica,
riprende ed espande il lavoro di Sigmund Freud sulla psicoanalisi per
tentare di spiegare come la mente di un bambino si sviluppa in relazione agli oggetti, persone o parti di persone, nel suo ambiente. In questa teoria, il
piccolo forma concetti mentali mettendo alla prova i suoi preconcetti,
diversi dalla realtà. Nel primo semestre di vita, il bambino si muove idealmente attraverso due posizioni, o stadi di sviluppo. Impara a tollerare sentimenti contrastanti verso gli oggetti e a distinguerli meglio tra sé e l’altro. Queste
cardini della teoria sono cruciali per l’integrazione dell’ego e per un sano sviluppo psicologico nell’età adulta.
L’individuo è
predisposto al contatto con gli altri. Al centro della scena terapeutica è la relazione
tra paziente e terapeuta e la
pulsione si sposta sullo sfondo. La psicopatologia non ha più origine nel paziente stesso ma
la causa si trova nel fallimento delle cure genitoriali, o
per deficit, qualcosa che il genitore non ha fatto, o per
eccesso, qualcosa che il genitore ha fatto (violenza, abuso,
manipolazione, etc.). Il fulcro dell’intervento terapeutico è slittato
dall’insight, ottenuto attraverso l’interpretazione,
all’esperienza emotiva correttiva, in grado di consolidare
la struttura del Sé.
Tuttavia, la Psicologia del Sé e il modello delle Relazioni
oggettuali vsono parzialmente superate dalle ricerche
riugardo la relazione madre-bambino (Infant Research). Il terapeuta è chiamato a rivelarsi autenticamente nella
relazione con il paziente, di lasciarsi coinvolgere nei suoi
drammi interni, senza perdersi ma sapendosene districare
Se il terapeuta non è disposto a portare il suo autentico Sé
nella relazione terapeutica, il paziente potrà essere solo analizzato ma non
raggiunto.
Man mano che la teoria si sposta anche il setting e il
processo terapeutico cambiano. Già
Wilhelm Reich aveva portato importanti modifiche nel setting e
nel processo terapeutico, pur mantenendo il modello del
conflitto di Freud. Il conflitto è spostato tra i bisogni dell'Io e le
frustrazione del mondo circostante. Il risultato di questo impatto sarà la struttura
caratteriale con il conseguente bagaglio difensivo sia
psichico che corporeo. L’obiettivo terapeutico è quindi quello di rendere il
conflitto consapevole favorendo, con lavori corporei ed
elaborazioni verbali la rivisitazione e la elaborazione del
conflitto sottostante (sia a livello verbale che corporeo).
Il processo terapeutico si svolge essenzialmente sulla
manifestazione esteriore della struttura difensiva che si
può leggere nel corpo. Agire sul cambiamento della struttura e sulla motilità
corporea significa agire sulla rigidità dei conflitti
psichici interni. Ne conseguono due assunti:
1- Il corpo si cura da sé. Basta rilasciare le tensioni e il
corpo troverà la strada della salute, lasciando andare il
dolore intrappolato nella corazza.
2- Sciogliere la rigidità corporea e ripristinare il
movimento facilita l’espressione emotiva
Dice Martha Stark (SIAB Grounding, La rivista italiana di analisi bioenergetica, 1-2007) Nel modello del conflitto il terapeuta vede se stesso non
come partecipante alla relazione ma come un osservatore
oggettivo del paziente. L’oggetto della sua attenzione sono
le dinamiche interne del paziente e le proiezioni che il
paziente fa su di lui. Si tratta di una psicologia monopersonale.
Con Reich avviene il passaggio da monopersonale a
monocorporeo. L’obiettivo non è l’aumento della conoscenza
ma il rilascio delle tensioni muscolari croniche. Si inverte
l’obiettivo: “dove c’è l’Es sarà l’Io” di Freud diventa
“dove è l’Io sarà l’Es” (B.Hilton Grounding 1. 07). La motivazione resta la stessa ma l’obiettivo si sposta dal
contenuto (sintomi) verso il contenitore- corpo e alle sue
resistenze (Analisi del carattere). La “libera associazione verbale” è sostituita da una forma
di “libera associazione corporea”(espressione, movimento,
respiro). Ne consegue:
Rinuncia all’atteggiamento impersonale dell’analista; Analista e Paziente si fronteggiano e se necessario
possono anche fare contatto. Uso della propria auto percezione corporea come
Elemento di comprensione del processo e fornire se stesso
come oggetto reale di transfert. L’analista si presenta così
non solo come esperto ma anche come essere umano. Attenzione nel qui e ora (l’esperienza presente stimola
l’apertura dell’implicito corporeo e il passato torna con
tutti i suoi profumi).
Anche la Psicologia del Sé e il modello delle Relazioni
oggettuali vengono parzialmente superate dalle ricerche,
sulla relazione madre-bambino (Infant Research). Il terapeuta è chiamato a rivelarsi autenticamente nella
relazione con il paziente, di lasciarsi coinvolgere nei suoi
drammi interni, senza perdersi ma sapendosene districare. Se il terapeuta non è disposto a portare il suo autentico Sé
nella stanza, il paziente potrà essere analizzato ma non
raggiunto. Il processo intrapsichico legato ad un modello uni
personale, si sposta verso verso quello bipersonale del
processo terapeutico. Nell’ultima decade, anche l’analisi bioenergetica ha subito
un processo simile alla psicanalisi, spostandosi verso un
approccio più orientato alla relazione, quindi da una
psicologia su un individuo ad una su un individuo e mezzo o
due individui (Stark).
Situazione 1: Un paziente si lamenta della sensazione di non
essere udito e ascoltato dalla moglie. Prova rabbia ma è
anche combattuto fra l’inibizione e la vergogna
nell’esprimere sia la propria rabbia che la necessità di
essere ascoltato.
Un intervento bioenergetico tipico è quello di proporre
l’utilizzo di una racchetta da tennis per colpire un grosso
cubo di gommapiuma allo scopo di far ritrovare al paziente
la voce per esprimere la propria rabbia e sviluppare la
capacità di essere a proprio agio nell’esprimere alla moglie
i propri bisogni. Primo caso: l’analista bioenergetico si concentra
principalmente sulle inibizioni emotive e cognitive del
paziente e sui blocchi energetici riguardanti
l’espressività. Tono di voce, Energia nelle braccia,
Espressione degli occhi Il terapeuta è un osservatore esterno ed aiuta il paziente a
crescere e cambiare addestrandolo e fornendogli una maggiore
consapevolezza.
Per insight energetico intendo la consapevolezza cognitiva
che va di pari passo con l’attuale esperienza di cambiamento
sia fisica che emotiva all’interno del paziente. Per il
nostro ipotetico paziente l’insight energetico potrebbe
esprimersi con le parole: “ si, posso dire ciò che voglio e
provare meno vergogna nel farlo” insieme ad un’intima
esperienza di libertà o sollievo o espansività.
Secondo caso: il terapeuta bioenergetico si concentra
principalmente su come usare se stesso per aiutare il
paziente con le sue inibizioni e i suoi blocchi energetici
riguardanti l’espressività. Come nella precedente situazione propone al paziente di
urlare “ascoltami”, il più forte possibile, mentre colpisce
il cubo di gommapiuma. Questa volta però il terapeuta si
posiziona dall’altra parte del cubo, davanti al paziente. Il
terapeuta dice ”riesco a sentirti”. Il terapeuta gli chiede di ripetere la frase questa volta
parlando alla madre e di sentire, visto che è più facile ora
che c’è qualcuno che lo sta ascoltando. L’attenzione è ancora sulla mente e sul corpo del paziente
ma lo sforzo del terapeuta è nel fornire un’esperienza
correttiva per la mente ed il corpo. La mancanza del paziente è costituita dall’interiore
“assenza di buono”, la quale si manifesta fisicamente in una
postura che comunica “ho rinunciato”. Il principale fattore terapeutico è rappresentato dal vivere
l’esperienza di una persona che da “ciò che è buono”.
Terzo caso: in questo caso l’analista bioenergetico si
concentra principalmente su come la relazione terapeutica
reale possa essere utilizzata per aiutare il paziente con le
sue inibizioni e blocchi energetici relativi
all’espressività. Come nella prima e seconda situazione viene proposto al
paziente di urlare “ascoltami” e contemporaneamente colpire
il cubo di gommapiuma mentre il terapeuta si posiziona
sull’altro lato del cubo di gommapiuma. A parole il paziente dice di voler essere ascoltato ma il
suo comportamento allontana il terapeuta, che si sente
richiesto e respinto nello stesso tempo. Il terapeuta dice
“sono interessato a quello che vuoi dirmi e voglio
ascoltarti ma allo stesso tempo sono confuso e mi sento
allontanato da te. Non mi guardi e realmente non mi parli;
sembra che tu stia parlando a qualcun altro”. Il terapeuta
non è né osservatore neutrale né un interlocutore empatico
ma un soggetto autentico coinvolto nella relazione, qui ed
ora. Il terapeuta agisce usando le sue capacità di
interpretazione corporea così come le sue capacità verbali,
cogliendo le discrepanze fra il linguaggio verbale ed il
linguaggio corporeo del paziente. La negoziazione della
relazione e le sue vicissitudini costituiscono il principale
elemento curativo. Il modello 3 rappresenta un profondo
passo avanti nella natura della psicanalisi, ovvero il
condividere in modo appropriato quelle che sono
essenzialmente le reazioni personali, piuttosto che usare
tecniche di intervento prese dal proprio bagaglio
professionale.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale - cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale psicoterapia di coppia
- meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti,
conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo
- di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico
- è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico
- la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali
per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia - inchioda l'individuo,
tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di
lui
problemi caratteriali, relazionali - bisogno di intimità
e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi
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